Protagoniste:
Chloé Barreau

28 Luglio 2022

Festeggiamo la doppia vittoria al Bio to B della nostra socia Chloé Barreau con una intervista che ci condurrà al cuore del suo lavoro e del suo percorso come autrice, regista, creative producer e altro ancora.

 

Congratulazioni per la recente duplice vittoria al Bio to B, la sezione Industry del Biografilm Festival 2022, con il tuo progetto di documentario Frammenti di un percorso amoroso. Ci puoi raccontare quali sono stati a tuo parere gli ingredienti per la vittoria?

 

Penso che il progetto abbia vinto perché era diverso da tutti gli altri.

 

Dei 20 progetti documentari presentati al Bio to B, quasi tutti erano su uomini famosi e/o fuori dal comune. Il mio film parla di una donna qualunque e dei suoi amori… Questo aspetto avrà favorito l’identificazione del pubblico?

 

Inoltre, non ho potuto fare a meno di notare che di donne registe presenti, eravamo soltanto in due.

 

 

Con Fabia Fleri, la producer di Lynn/Groenlandia, abbiamo dunque deciso di usarlo nel nostro pitch, cioè di sottolineare questa singolarità che ci contraddistingue: i film con donne al centro non sono un atto militante di inclusione, sono una grande opportunità produttiva.

 

Crediamo fermamente che il pubblico sia affamato di queste storie. Ricordiamo sempre che – in numeri assoluti – le donne italiane guardano la televisione e vanno al cinema più degli uomini.

 

Penso che il cinema delle donne sia un cinema diverso, con potenziale immenso. Il cinema è un punto di vista, il modo specifico in cui guardi il mondo.

 

Le donne registe vogliono impossessarsi di temi e soggetti rimasti nei punti ciechi di un’industria prevalentemente dominata da uomini. Abbiamo bisogno di queste storie di soggettività femminili.

 

Soltanto l’anno scorso, l’Oscar, la Palma d’Oro e il Leone d’Oro sono stati attribuiti a tre film diretti da donne, con protagonista donna: una sessantenne che vive in un furgone (Nomadland) un’assassina che rimane incinta di un’automobile (Titane) una studentessa che subisce un aborto clandestino negli anni 60 (L’événement). Che boccata di aria fresca, in un panorama cinematografico dominato dalle franchise Marvel e dalle commedie maschiliste!

 

Anche se tanti cercheranno di attribuire queste ricompense al politically correct, sono semplicemente le politiche post #MeToo che hanno fatto emergere una nuova generazione di donne registe.

 

Quando questi film arrivano al pubblico, hanno successo e generano incassi. Non sto parlando quindi solo della dimensione artistica, ma dell’interesse economico di un’industria che legittimamente si interessa al profitto.

 

 

Frammenti di un percorso amoroso è ovviamente un progetto molto personale. Come e perché nasce la necessità o il desiderio di condividere la propria storia?

 

Quando sei donna e inizi un progetto intimo di questo tipo, sei facilmente assalita da dubbi vertiginosi: subentra subito la paura di non sentirsi legittima, di risultare narcisistica. Bisogna trovare la giusta distanza, senza lasciarsi sopraffare né dall’insicurezza, né dalla vanità.

 

Dopo anni di autocensura, devo dire che ho smesso di pormi il problema.

 

Sono cresciuta amando film autoreferenziali di registi uomini che, da Woody Allen a Nanni Moretti, si guardavano l’ombelico con grande libertà e auto-ironia. Non vedo perché una donna dovrebbe giustificarsi di condividere la propria storia.

 

Questo documentario è molto personale, sì, ma proprio in virtù di questo fatto, può diventare universale. Considero il lato autobiografico come uno strumento e non come un fine: mi pongo come una cavia per indagare gli aspetti di luce e ombra del passato amoroso. Gli amori nascono e finiscono, cosa facciamo di tutta questa esperienza? Siamo la somma dei nostri amori?

 

E’ un tema che riguarda chiunque abbia amato.

 

Hai una lunga esperienza creativa in ambito promozionale, sulla quale avrai avuto modo di riflettere spesso, anche grazie al tuo ruolo di docente presso la John Cabot University di Roma. Che cosa si impara dai formati commerciali brevi e se/come questo influenza il tuo modo di approcciarsi a nuovi progetti? 

 

Fare promo, teaser e trailer è un mestiere molto divertente. Bisogna creare il desiderio in 30 secondi. Può sembrare futile ma è una grande sfida.

 

La promozione è l’anello centrale della catena fra un prodotto culturale e il pubblico, non va sottovalutata.

 

Il segreto è di creare quello che gli americani chiamano emotional connection: soltanto suscitando un’emozione si può invogliare lo spettatore.

 

A Fox Channels Italy, ho incontrato creativi di alto livello e imparato tantissimo. Sicuramente questa esperienza mi aiuta a creare curiosità attorno ai miei progetti. E, oltre a insegnarmi la creatività, mi ha sicuramente insegnato a non perdere mai di vista il destinatario ultimo, il pubblico.

 

Grazie Chloé e buon lavoro!

 

Chloé Barreau nasce da una storia d’amore fuori dal comune tra un prete operaio e un’infermiera. Ha raccontato questa vicenda nel suo primo film, La colpa di mio padre, vincendo numerosi premi. Laureata in Lettere alla Sorbona di Parigi, ha scritto e diretto cortometraggi (“Acqua passata”, con Riccardo Scamarcio), speciali TV (Anna M. con Anna Mouglalis), docuserie (“Blue is the Colour”, Sky / Raindance Festival), prima di entrare a far parte di Fox Channels Italy come Creative Producer. Lavora come autrice per prestigiosi brand televisivi da quasi 20 anni, oltre che su documentari e podcast più personali: Stardust Memories, souvenir della notte trasteverina (Carboluce, 2008 / Radio Rai 3, 2020), Malafemmina (Storytel, 2021) con Lilith Primavera ❤️, “Une sorte de tendresse” (Chora Media, 2022). 

 

Chloé Barreau è su  LinkedIn.

 

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