Orgogliosamente indipendente,
squisitamente femminile:
è nata The Circle di Agata Spatola
– di Silvia Antonini

29 Giugno 2021

E’ nata The Circle. Ne parliamo con la sua fondatrice, Agata Spatola.

 

L’esperienza della pandemia può rappresentare un’occasione per dare una svolta all’insegna di una maggiore apertura e inclusione a un sistema piuttosto rigido nei suoi processi e schemi come quello della produzione di contenuti per il cinema e per la TV in Italia.

 

E’ quello che prova a fare Agata Spatola a partire da una visione squisitamente femminile con la sua The Circle, casa di produzione neo-nata e totalmente indipendente. O meglio, orgogliosamente indipendente: dopo una carriera spesa presso le major internazionali, e in particolare nel gruppo Fox, curando palinsesti e produzioni seriali, Agata ha deciso di buttarsi nell’agone imprenditoriale forte solamente della sua esperienza, di vita ancor prima che professionale. Da sola, “perché la libertà di fare le cose in cui credo è fondamentale”. Ha chiamato la sua impresa The Circle proprio per ribadire la sua indipendenza intellettuale: “Perché si tratta del mio cerchio, il mio circolo di valori, persone, idee”.

 

Il fulcro del lavoro di The Circle è raccontare storie di donne e di talento femminile. Ha esordito in questi giorni con il lancio del primo cooking show vegano della tv italiana, in onda su Food Network. Protagonista è Morgan Witkin, chef americana che vive a Roma. Tra i progetti attualmente allo studio, un dating show e un programma dedicato a una scrittrice. “La tv – spiega Agata – svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo culturale di un paese. Il punto di vista deve essere cambiato, deve uscire dallo stereotipo: basta con le donne in fuga che devono essere salvate o che chiedono aiuto. Le donne devono raccontare sé stesse per come sono realmente”.

 

La sfida di The Circle è anche quella di portare un po’ di diversificazione nel settore della produzione. Perché, dice Agata, “il nostro è un mercato delle idee, conta la capacità di vedere il mondo in una maniera unica e diversa. In Italia c’è poco spazio per la diversità intesa come varietà di punti di vista. Inoltre, la poca competizione rende i processi decisionali molto lenti. Negli Stati Uniti, dove ho lavorato presso gli Studios, è molto facile ottenere un appuntamento perché c’è grande rispetto per le idee e i produttori non vogliono rischiare di perderle, se sono buone”.

 

Inoltre, negli USA e in Uk c’è un grande spazio per le donne produttrici. In Italia molto meno. Agata Spatola cita un discorso tenuto da Reese Whiterspoon, in cui l’attrice americana racconta che ha deciso di aprire la propria casa di produzione perché insoddisfatta di come il cinema restituisce la figura femminile. “C’è bisogno anche di maggiore competizione, e di maggiore ricambio nei luoghi decisionali, per facilitare la circolazione delle idee e il loro rinnovamento. C’è bisogno di aprire alle piccole realtà, magari ampliando la possibilità di accedere al tax credit. Ed è necessario favorire l’accesso alle donne a questo settore, non è accettabile che la componente femminile sia così ridotta. Le quote rosa? Sono fondamentali per accelerare il processo di inclusione, c’è bisogno di molte più donne ai posti di comando per raggiungere l’equilibrio. In un paese moderno le decisioni sul suo futuro culturale non possono essere delegate esclusivamente agli uomini”.

 

“Il nostro modo di raccontare il mondo deve essere valorizzato – continua Agata – Per questo con The Circle parliamo di donne come lo farebbero loro stesse. Ci occuperemo di parità di genere, ma anche delle nuove generazioni che rappresentano il futuro. E le donne sono raccontate a tutte le età, per ribadire il diritto di vivere pienamente fino alla fine dei nostri giorni, anche le emozioni, anche l’amore”. Soprattutto, The Circle si occuperà di raccontare storie necessarie, in grado di lasciare un segno: “Il mio obiettivo di vita è creare qualcosa che rimane e che tocchi le coscienze. In questo senso le serie americane mi illuminano”. Tra queste The Morning Show, The Queen’s Gambit, in generale i prodotti targati Shonda Rhimes, anche per il suo impegno nel promuovere l’empowerment femminile, ma anche le inglesi Fleabag e The One.

 

Le nuove piattaforme possono rappresentare una ulteriore opportunità per alimentare il cambiamento culturale. “Apprezzo lo sforzo di RaiPlay di lavorare con produttori meno conosciuti e quindi dare opportunità di un racconto diverso, e Netflix che mette un protagonista nero in una serie italiana (in Zero, ndr), e ha deciso più di ogni altro di raccontare il mondo dei teen con prodotti come SKAM che trovo ottimo.

 

E a proposito di empowerment femminile, secondo Agata la solidarietà tra donne è fondamentale per promuovere la parità: “Fare rete è un dovere. Io ho avuto le migliori opportunità di carriera grazie a donne che mi hanno scelto pur senza conoscermi: Sara Scalia in Rai, Sherin Salvetti in Fox. Oggi è Laura Carafoli di Discovery a mandare in onda il mio primo programma. Poiché sono quasi sempre gli uomini ad andare avanti, forse è arrivato il momento di privilegiare le donne, a pari competenze”.

 

 

 

Silvia Antonini è una giornalista specializzata nel mercato dei media, marketing e pubblicità. Nasce a Milano, dove vive e lavora. Scrive principalmente per il quotidiano DailyMedia e il mensile Daily Magazine, e negli anni ha collaborato con periodici di economia, lifestyle, musica e costume. Da un anno si occupa di comunicazione a impatto positivo per Quoziente Humano, un organo di informazione digitale fondato e alimentato da un gruppo tutto al femminile.

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