Womenvision, l’intrigante femminilità tra Marvel e DC
– di Emanuele La Veglia

28 Maggio 2022

Il 4 maggio è uscito in Italia Doctor Strange nel Multiverso della Follia, il nuovo prodotto MCU (Marvel Cinematic Universe) che, oltre al noto stregone, ci ripropone un altro personaggio dalle mille sfaccettature.

 

Senza dare troppe anticipazioni a chi non l’avesse visto, possiamo comunque dire che si tratta di Wanda Maximoff, la protagonista della serie WandaVision (disponibile su Disney+ dal 2021), un percorso surreale in cui si dimostra come la mente umana, e nello specifico di una donna, possa plasmare l’universo intorno a sé. Merito sicuramente della magia, ma anche di un carattere invidiabile.

 

Una considerazione analoga si può fare per Selina Kyle ovvero Catwoman, secondo profilo su cui porre l’attenzione, creato dalla DC Comics e presente, a livello cinematografico, sia da sola che in quanto nemica (e, in Nolan, compagna) di Batman.

 

Cosa lega figure apparentemente così distanti? E perché possiamo scorgervi un singolare esempio di empowerment? Lo vediamo subito, lanciando degli spunti che meritano di essere approfonditi.

 

Catwoman deve la sua genesi ai gatti, e d’altronde lo sottolinea il nome stesso, i quali hanno un importante significato esoterico. Riflessione che ci riporta da Wanda Maximoff alias Scarlet Witch e alla sua ambiguità per cui non si riesce a inquadrare, ulteriore analogia tra le due, se sia “buona” o “cattiva”.

 

Una questione cardine, perché sappiamo, oggi, quanto sia tossico fare schematizzazioni e semplificazioni, mentre i generi hanno tante declinazioni e modi di essere, non per forza inquadrabili in determinate categorie. A tal proposito mi piace riproporre una frase di Sirius Black, pure lui sospeso tra bene e male, il quale rivolgendosi al suo figlioccio, il famoso Harry Potter, dice:

 

“Tu non sei una persona cattiva. Sei una persona buonissima, a cui sono capitate cose cattive. E poi il mondo non si divide in persone buone e mangiamorte. Tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi. Ciò che conta è da che parte scegliamo di agire. È questo quello che siamo.”

 

Veniamo a un punto fondamentale: il potere della scelta. Senza svelare dettagli sulle trame, a chi avesse perso qualche pezzo, va evidenziato che, nel complesso, non esistono dei comportamenti standard. Anzi, c’è sempre la possibilità di un’evoluzione, nell’ottica di una consapevolezza che cambia davanti a difficoltà e contingenze particolari.

 

A simboleggiare tutto ciò ci sono i costumi, e i colori, rispettivamente rosso e nero. No, Stendhal non c’entra. Per Wanda mantello, guanti, diadema e calzamaglia, la “mise” della puntata di Halloween, richiama l’outfit dei fumetti, portando in toto l’autenticità della strega. Parimenti nota la tutina della seduttrice di Bruce Wayne, bersaglio di pesanti critiche femministe nella pellicola del 1992 (esattamente trent’anni fa), diretta da Tim Burton. “Schifosa maliarda!!! Avrei dovuto sterilizzarti! – le grida il villainissimo Pinguino – Eppure sembrava che avessi un debole per me!”.

 

L’ennesimo caso in cui il grande schermo riflette la realtà e cose che purtroppo succedono ancora a proposito di discriminazioni di genere. E la strada, per una concezione più matura, e meno giudicante, dei sessi, ce la mostrano proprio Wanda Maximoff e Selina Kyle.

 

Buona Vision-e!

 

 

Emanuele La Veglia è giornalista professionista e autore, scrive di #womenempowerment per Vanity Fair, Centodieci Mediolanum, Le Contemporanee, collabora ad eventi e live a tema #gendergap. 

Emanuele La Veglia è  su LinkedIn e Instagram.

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