Venezia75 –
La Biennale e il Festival firmano
la Carta 5050X2020

3 Settembre 2018

Primo importante traguardo per WIFTM Italia!

 

Firmato da Paolo Baratta e Alberto Barbera, Presidente della Biennale e Direttore artistico del Festival di Venezia,  la Carta 50/50×2020, per la parità e l’inclusione nei Festival e nell’industria dell’audiovisivo, il documento, già firmato a Cannes ed in altri prestigiosi Festival, sul tema della presenza femminile nel cinema, presentato da WIFTM Italia e Dissenso Comune.

 

Si è tenuta il 31 agosto la conferenza stampa con protagoniste La Biennale, Women in Film, Television & Media Italia e Dissenso Comune. Presente Alberto Barbera, direttore artistico, Paolo Baratta, presidente della Biennale, Margherita Chiti e Kissy Dugan per la nostra associazione e Jasmine Trinca per Dissenso Comune.

 

Da sinistra: Margherita Chiti, Kissy Dugan, Alberto Barbera, Paolo Baratta, Jasmine Trinca

 

Ha dichiarato Baratta: “Firmiamo un documento già siglato da altri Festival. Abbiamo chiarito fin dall’inizio che c’erano differenze formali, il Festival di Venezia non ha un consiglio o una amministrazione, c’è l’istituzione unitaria della Biennale che si occupa di vari settori. Un tema sul quale c’è stato fumo di polvere: nessun Festival ha firmato impegni quantitativi sulla selezione. E’ un inizio di processo di verifica, con lo scopo di sgombrare il campo da pregiudizi legati a mancanza di informazioni o trasparenza. A noi fa piacere che qualcuno ci solleciti a farlo”, sottolineando poi che lo scopo è quello di creare un “database di informazioni più precise” e che “conoscere è la migliore arma per una battaglia di qualsiasi genere, su questo ci siamo dichiarati solidali: abbiamo tutto l’interesse anche noi a conoscere. Abbiamo ricevuto 1600-1700 film per la selezione, abbiamo rilevato percentuali indicative: 21-22 per cento di registe femminili, a conferma dell’esistenza del problema!”. Ma questo è solo l’inizio del processo, non bisogna “fare cadere tutto con questa firma sul documento: aggiungiamo, rispetto a altre situazioni, l’impegno che nell’ambito della mostra del cinema ci sia un momento dedicato alla condivisione di tutte le informazioni raccolte nel corso dell’anno, così da individuare campi di ricerca specifici e poter ripresentare opere per la stagione successiva”.

 

Trinca ha spiegato: “Io vorrei ringraziarvi per la vostra attenzione: questo movimento fa parte dell’iniziativa 50-50 prima del 2020. Il documento è stato sottoscritto dal Festival di Cannes e da altri Festival, non poteva mancare Venezia. Uno dei punti del documento è quello di eliminare il sospetto della disparità: il discorso che viene portato avanti dai movimenti è un discorso su come il mondo non possa essere a una sola dimensione. Proprio perché parliamo di arte, deve rappresentare il mondo in tutta la sua complessità e varietà. Vogliamo costruire un percorso per guardare questi dati, per capire cosa accade, dove c’è qualcosa che non quadra”.

 

Dugan ha aggiunto che “il problema non è solo italiano: è un problema mondiale, oggi abbiamo una grande opportunità per iniziare la ricerca per capire”, poi l’analisi di Chiti: “Ci fa piacere che il discorso su una maggiore parità in Italia parta da Venezia, la conversazione intrattenuta è stata aperta e costruttiva. Questo è l’inizio di un lavoro che dobbiamo fare e che è molto grande”.

 

Infine,  Barbera: “E’ stata chiarita la posizione della Biennale e la condivisione di obiettivi: questa firma è chiarificatrice di ciò che è implicito in altri documenti. E’ la migliore dimostrazione del fatto che vi è la totale assenza di alcun pregiudizio nella costruzione di un percorso di organizzazione del festival, a partire dai gruppi di lavoro che rappresentano entrambi i generi in egual misura. I programmatori hanno percentuali superiori al 46 per cento. Non c’è alcun pregiudizio nei criteri di selezione. Nelle diverse sezioni del Festival la percentuale è attorno al 22 per cento, è un dato di fatto: corrisponde a una situazione evidentemente sbilanciata e inaccettabile. Non credo al discorso delle quote in arte: in altri ambiti è giusto che esistano, ma in altri conta solo la qualità. L’industria del cinema è maschile, forse maschilista, e ci sono ancora grandi pregiudizi, nonostante esempi che dimostrano il contrario. E’ una situazione che cambierà, ci vorrà forse un po’ di tempo. I pregiudizi sono muri difficili da abbattere, siamo qui per dimostrare quanto noi crediamo in questa cosa. L’impegno che Baratta ha preso è quello di lavorare tutti insieme per contribuire nella misura in cui compete al nostro ruolo, per cambiare questa situazioni”

 

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