Venezia 2023 – certe scelte

29 Settembre 2023

Alcune noterelle a freddo sulla conclusa edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

 

Questa volta non parliamo di numeri, di pure quantità ma di scelte ovvero di quelle opportunità che si ha di trasmettere un messaggio – nel caso di un festival attraverso i titoli che si selezionano.

 

Quest’anno si tatta di Coup de Chance di Woody Allen, The Palace di Roman Polanski e The Penitent di Luca Barbareschi, tutti e tre presenti nella sezione Fuori Concorso. Ma anche di DogMan di Luc Besson, invece in concorso.

 

Non entreremo nel merito della qualità dei titoli, nel nostro privato di spettatrici e spettatori decideremo se vogliamo vederli e potremo farci una opinione sul valore del singolo prodotto filmico, libere e liberi di ignorare il privato dei creatori.

 

La spettatrice e lo spettatore hanno il diritto di essere contraddittori/e.

 

Invece nel foro pubblico dovrebbe essere impossibile non notare la compresenza di uomini la cui storia (Allen, Besson, Polanski, tutti accusati di abusi sessuali) o le cui opinioni (Barbareschi a proposito della credibilità di chi denuncia abusi) sono fonte di disagio e polemica. E non considerarla una coincidenza.

 

“Io non sono un giudice chiamato a pronunciare un giudizio sul comportamento scorretto di qualcuno. Bisogna distinguere tra l’uomo e l’artista. Io sono un critico cinematografico, il mio lavoro è giudicare la qualità dei film”. Questa la dichiarazione del direttore della Mostra Alberto Barbera.

 

Tuttavia, obietta il buon senso, anche il critico conosce quale sarà la risposta di certo pubblico e certa stampa su certe figure controverse. In particolar modo avendone avuta già esperienza nel 2019 con la presenza di concorso di J’accuse (La spia e il gentiluomo) di Polanski, quando aveva espresso una versione antecedente del pensiero 2023 dove si ammette la possibilità dell’esistenza di scorrettezze commesse dall’uomo (non dall’artista):

 

“Non sono un giudice, non sono quindi nella posizione di decidere cosa sia giusto o meno sulla questione Polanski. Sono un critico cinematografico e l’unico criterio che conosco è cercare di capire se la pellicola è degna di essere presentata al festival o meno”.

 

Quindi è la qualità che governa le scelte, come sempre sottolineato in questi ultimi anni anche quando si fa il conto delle registe in concorso e si guarda ai numeri ancora bassi delle submission.

 

Quindi l’opportunità non è un tema.

 

Non è un tema chiedersi chi è opportuno accogliere o meno su un palcoscenico internazionale, mentre una parte del paese fa il conto degli stupri, dei femminicidi e degli immaginari tossici (insieme ai comportamenti) che li hanno generati.

 

E’ legittimo pregiare la qualità artistica sopra ogni altro aspetto e accoglierla anche dove non è scontato – come per “Micaela Ramazzotti, per la quale nessuno avrebbe scommesso perché non è detto che una bravissima attrice possa essere brava anche come regista”, dove l’ovvietà dell’affermazione galleggia a braccetto con quel tocco di paternalismo che in maniera generalizzata accoglie ogni singola attrice che decide di raccontare le proprie storie da dietro la macchina da presa.

 

Ma è anche legittimo chiedere a un festival, un luogo che crea immaginario e conversazione con il suo solo esistere, ancor prima di aver visto i film, di non chiudersi alla discussione attraverso il jolly qualità e il teorema Caravaggio, perchè siamo in un altro secolo e abbiamo bisogno di altre risposte per una società ancora drogata dalla sua versione di superomismo patriarcale.

 

Se poi la scelta o meglio l’opportunità che si cerca è quella di godersi un po’ di backlash e molti articoli, di nuovo, a ognuna/o le sue libere scelte.

 

A qualcuno riprorre lo stesso schema, ad altre smontarlo e lavorare per altri paradigmi.

 

Il teorema Caravaggio

Caravaggio era un grande artista. Caravaggio era un assassino.

Lo abbiamo tolto per caso dai libri di storia? Perchè dovremmo togliere x o y o z?

Gina la panettiera e Sina l’ingegnera rispondono: “Altro secolo, altre regole”.

Mina l’elettricista aggiunge: “Che poi Caravaggio fa pure una brutta fine, eh. Ma che esempio è?”.

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