A tutto schermo –
Triangle of Sadness

23 Dicembre 2022

Chi paga il conto al ristorante?

 

In una delle scene della prima parte del film, una giovane coppia è al tavolo di un ristorante di lusso e discutono su chi deve pagare il conto: toccherebbe a lei, ma è distratta. Carl non capisce, non è una questione di soldi ma di quella parità che le donne rivendicano: lei guadagna molto di più, è femminista, allora perché al ristorante si torna al passato? Conclude lei: “il denaro non è sexy’.

 

Triangle of Sadness, del regista svedese Ruben Östlund, dopo aver vinto la Palma d’Oro a Cannes (la seconda dopo The Square) viene consacrato come miglior film agli European Film Awards e si aggiudica anche il premio alla migliore sceneggiatura e alla migliore interpretazione maschile (un gigantesco Zlatko Buric).

 

Il film, che conferma il suo autore come uno dei più interessanti registi della sua generazione, potrebbe plausibilmente entrare nella cinquina dei migliori film stranieri della prossima edizione degli Academy Awards.

 

Triangle of Sadness si prende gioco della body positivity, del nostro bisogno di cancellare ogni imperfezione – il titolo è un rimando proprio alla ruga d’espressione in mezzo agli occhi -, dell’ipocrisia di slogan come “We Are Equal” in un mondo in cui la disparità di trattamento è la norma e la moneta corrente è la bellezza. Un film che parla di privilegi e di come siano in grado di cambiare noi e la nostra percezione di ciò che ci circonda oltre che una nuova riflessione su cosa significhi essere uomini e donne oggi.

 

La trama racconta le vicende di Carl (Harris Dickinson) e Yaya (l’appena scomparsa Charlbi Dean), una coppia di modelli e influencer invitati su uno yacht per una crociera di lusso tra milionari soli e accompagnati di varie provenienze e anziani e gentili fabbricanti d’armi.

La sera della cena col capitano, una terribile mareggiata getta ospiti e equipaggio nel caos più totale, e i due bellissimi si ritrovano spiaggiati su un’isola, senza essere in grado di procurarsi aiuto né cibo insieme ai superstiti fra cui: Dimitrij (Zlatko Burić), magnate russo del fertilizzante insieme alla moglie Vera (Sunnyi Melles) e alla compagna Ludmilla (Carolina Gynning); Jarmo (Henrik Dorsin), detentore dei diritti di un rivoluzionario codice di programmazione; Winston (Oliver Ford Davies) e Clementine (Amanda Walker), signori della guerra e tra i massimi commercianti di mine antiuomo; e infine Uli (Ralph Schicha) e la moglie Therese (Iris Berben), la quale, a seguito di un problema di salute, riesce a comunicare solo attraverso la frase “in den Wolken” (tra le nuvole) e l’alcolizzato capitano della nave, Thomas, uno straordinario Woody Harrelson, un “comunista americano” completamente disinteressato alla sua funzione a bordo dell’imbarcazione, o, per quello che conta, all’imbarcazione stessa.

 

A chiudere il quadro, il personaggio di Abigail (Dolly De Leon), responsabile delle pulizie della nave, di origine filippina, la quale, anch’essa tra i naufraghi dell’isola, sarà protagonista di una rivendicazione. chiave di volta dell’opera intera. Si scoprirà che è l’unica ad aver avuto la lungimiranza di imbarcare provviste nella sua scialuppa, e che è l’unica, tra i ricchi sfaccendati che si sono salvati, ad avere anche solo minime nozioni su come sopravvivere su un’isola deserta.

 

Abigail diventerà capo e matriarca, inaugurando sull’isola una nuova forma di potere.

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