Protagoniste: Cinzia Bomoll

2 Dicembre 2022

Con il suo nuovo film, La California, nelle sale dal 24 novembre, non potevamo perdere l’occasione di incontrare la nostra socia Cinzia Bomoll e chiederle di accompagnarci nel suo personale laboratorio creativo, che da sempre sappiamo ricco di temi diversi e non a caso a noi cari.

 

Per questo viaggio, poniamo già alcune coordinate: Cinzia Bomoll è autrice di tre romanzi (Lei che nelle foto non sorrideva, Sessantanove, Cuori a spigoli) e numerosi racconti, sceneggiatrice e produttrice, regista di vari corti e dei film Il segreto di Rahil e Balla con noi – Let’s dance.

 

 

Scrittrice, sceneggiatrice, regista, produttrice. Chi è Cinzia Bomoll?

 

Ero una ragazza che ancora minorenne ha iniziato a raccontare storie, prima scrivendole poi prendendo in mano una telecamera per poter raccontarle anche per immagini.

 

Va da sé che iniziando come filmmaker mi sono abituata a dividermi tra le diverse mansioni obbligate di produttrice, regista e sceneggiatrice.

 

Vivevo in provincia allora e non è che ci fosse tanta gente che avesse i miei interessi perciò iniziai da sola. Gli attori all’inizio erano amici, poi mi sono messa a coinvolgere attori che facevano teatro e via discorrendo.

 

Mi è rimasto questo imprinting, è solo diventato man mano più professionale. E la collaborazione con gli altri ad un certo punto mi ha fatto fare uno scatto in avanti.

 

Certo ho imparato tante cose come filmmaker, e ora me le ritrovo nell’esperienza. Anche se amo lavorare con troupe dove ognuno ha il suo ruolo. E? che difficilmente dal nulla si può iniziare cosi.

 

La narrazione per sola parola scritta invece è una passione che ho fin da bambina e si è in maniera molto più semplice evoluta.

 

Tutte queste specializzazioni fanno parte in realtà di un unico comune denominatore: una grande passione.

 

 

Nelle tue opere è costante l’attenzione dedicata ai personaggi femminili, spesso colti in età di passaggio come l’adolescenza e la giovinezza. Quali storie ti appassiona raccontare e perché?

 

Quelle delle donne in generale, perciò ragazze, adolescenti bambine.

 

C’è una parte di autobiografia ma soprattutto mi piace osservare il mondo e lo faccio con occhio “femminile” e interessato alle storie che hanno bisogno di essere raccontate. Prediligo le storie vere o ispirate a storie reali, di donne che hanno un messaggio da dare a tutti. Storie forti che fanno pensare. Anche se invento, mi ispiro quasi sempre a fatti reali o almeno ne traggo spunto. Di ribelli, di donne forti e fragili allo stesso tempo, come siamo in tante.

 

Mi appassiona la verità.

 

 

E a questo proposito, da dove viene la storia di Alice ed Ester, le protagoniste di La California?

 

Vagamente ispirata a un mio romanzo: Lei che nelle foto non sorrideva, poi col tempo è talmente cambiata la storia che ho deciso di renderla indipendente dalle sue origini. Anche il titolo è cambiato. E’ diventata una storia più corale e con una trama diversissima, così come il finale.

 

Si è insomma trasmutata, specie quando è entrata in scrittura Piera Degli Esposti e la produttrice cilena che ha portato un valore aggiunto, appunto cileno. E’ diventata una vicenda più universale e internazionale, da intima quale era al principio. Mi sono staccata dal romanzo, talmente tanto che è proprio altro.

 

Come nacquero le gemelle invece? Da una mia amicizia di gioventù, che era nat* il mio stesso giorno e anno e ci sentivamo gemell*. Era, anzi è, perché ci siamo sentit* anche ieri.

 

 

La California ha nel suo cast molte presenze ‘musicali’ e sappiamo che con la musica hai una lunga storia. Ce ne puoi parlare?

 

La musica mi ha sempre “salvato”, come il cinema. Io li vedo molto in simbiosi. Non penso sia un caso che un fratello musicista. Ero piccola che mio padre metteva sempre i dischi di colonne sonore dei film. Io da adolescente mi sono appassionata a Branduardi e David Bowie insieme, avevo la stanza tappezzata da foto di gruppi rock, dai Cure ai Nirvana ai Placebo a Marylin Manson passando per i Doors e Janis Joplin e Amy Winehouse e Nina Zilli, che trovo della stessa pasta. Per quello ho voluto un cammeo di Nina Zilli anche nel mio film.

 

Ho passato la parentesi rap, il primo lo sentii in America poi è arrivato qui e allora ecco il mio secondo film sul mondo dell’hip hop e breakdance.

 

Sogno di fare un musical, per me il cinema è musica e viceversa. Perciò mi piace lavorare con attori che cantano anche.

 

 

Per i desideri senza frontiere, con chi ti piacerebbe lavorare e quali generi vorresti esplorare?

 

Amo i musical e gli horror. Lo so che sono quasi agli opposti, ma cerco di non castrare il mio istinto. Mi piacciono questi due generi allo stesso modo, non saprei scegliere. Sarà che io stessa sono gemella di me stessa e sono un pò “doppia”. Forse chissà potrei sperimentare un horror musical prima o poi.

 

E anche a una serie. Di qualsiasi tipo, ma siccome le fagocito, amo questa possibilità di approfondire la psicologica dei personaggi, avere i tempi più dilatati, scrivere le puntate, un pò come si fai coi romanzi seriali, che infatti è ciò che sto affrontando ora, che sto scrivendo il seguito de La ragazza che non c’era.

 

Mi piacerebbe lavorare con Meryl Streep, lo sogno da quando ero bambina. E’ ancora un sogno. Ma è bello sognare, no?

 

 

Sempre sognare!

 

Grazie Cinzia per averci fatto entrare nel tuo mondo creativo! Non possiamo che volerne scoprire ancora e quindi… buon lavoro!

 

Parliamo di La California qui.

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