La donna del mese
Gina, Jacinda e
il dolore di una madre
– di Claudia Catali

30 Gennaio 2023

di Claudia Catalli

 

In un primo momento avevo pensato di dedicare questo spazio ad un ricordo doveroso della compianta Gina Lollobrigida, unica, inimitabile, con la sua grinta da Bersagliera e lo charme da Fata Turchina.

 

Poi ho letto di Jacinda Ardern, ex prima ministra della Nuova Zelanda, e mi sembrava il caso di dare spazio alla sua storia, al caso clamoroso di una donna che pubblicamente annuncia di non farcela più, di non riuscire a sopportare ulteriormente il peso di un ruolo così predominante sulle sue spalle.

 

Si è parlato molto in questi giorni di burnout, great resignation, quiet quitting.

 

L’aspetto positivo del suo gesto sta proprio nell’essere riuscita a ridestare un dibattito sulle (numerosissime) mansioni che una donna oggi si ritrova a dover gestire e calibrare, in un equilibrio ancora troppo precario tra vita lavorativa e vita privata, in cui lo stress gioca puntualmente un ulteriore ruolo aggravante.

 

Mentre scrivo, tuttavia, c’è un’altra donna al centro dei fuochi incrociati di media, social e opinione pubblica.

 

Una donna che merita spazio, rispetto e ascolto: quella vessata dai titoli dei più blasonati quotidiani italiani che hanno fatto passare l’errata idea che suo figlio, neonato di tre giorni, sia morto per colpa sua. Per la sua stanchezza. Niente di più scorretto e lontano dalla realtà, che vede un reparto, e in generale un ospedale, del tutto incapace di gestire la (assolutamente normale, prevedibile, rispettabile) stanchezza fisica di una donna post parto, crollata in quello che doveva essere un sonno ristoratore.

 

Così non è stato, si è risvegliata con l’incubo a cui nessuna madre dovrebbe assistere e la beffa di gran parte del giornalismo italiano, cinico e assetato di clic, è stata titolare evidenziando le sue presunte colpe.

 

Ma è davvero possibile sostenere che nel 2023 una partoriente abbia “la colpa” di essere stanca? Di non farcela? Di addormentarsi? Di essere umana?

 

Ecco perché la donna del mese, questo mese, ha tre teste.

 

La grinta memorabile di Gina, l’accettazione di mancata onnipotenza di Jacinda e il dolore cieco di una madre a cui non è stato consentito – non dalle sue forze, ma da un sistema sanitario fragile e carente – di poter godere di un sano riposo post-partum, con la certezza di poter riabbracciare il figlio al suo risveglio. Com’era giusto, com’era naturale.

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