A tutto schermo –
Il ballo delle pazze

30 Ottobre 2021

No… Non Siamo Pazze, Non Siamo Streghe, Siamo Solo Donne

 

Il ballo delle pazze (in originale Le bal des folles) è un film che è stato presentato in anteprima all’ultima edizione del Toronto International Film Festival ed è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Victoria Mas. Diretto, co-sceneggiato e interpretato da Mélanie Laurent e distribuito su Prime Video a partire dal 17 settembre 2021.

 

Mélanie Laurent, facendo tesoro dell’esperienza maturata nei suoi film precedenti: Les adoptés (2011), Respire (2014), Plonger (2017), Galveston (2018) si è anche ritagliata un ruolo nel cast, interpretando il personaggio chiave di Génevieve e lasciando il ruolo di interprete principale a Lou de Laage, che aveva già lavorato con Laurent in occasione di Respire e che ha ricevuto parecchi elogi per il lavoro svolto nel film Agnus Dei (2016).

 

La storia si svolge a Parigi nel 1885. Eugénie Cléry (Lou de Laâge) è giovane, bella elegante e appartiene ad un’ottima famiglia dell’alta borghesia.

E’ radiosa, piena di vita e di curiosità verso il mondo e grazie alla complicità del fratello, vive una vita libera e ricca di esperienze, non proprio adatte ad una giovane secondo i dettami della sua contemporaneità.

Eugénie possiede un dono davvero unico: la capacità di dialogare con i defunti.

Oltre a desiderare ardentemente di essere ammessa nei circoli letterari maschili, in quanto appassionata di libri, Eugénie è in grado di stabilire un contatto con gli spiriti dei morti.

Durante una delle terribili crisi che la colgono ogni volta che ciò si verifica, viene vista dalla nonna e in famiglia iniziano a preoccuparsi dell’eccentricità della ragazza.

 

La sua vivacità intellettuale preoccupa il padre, che turbato dalle stranezze della figlia e ancor più preoccupato dall’eventualità di uno scandalo, la fa internare a Salpêtrière, un ospedale costruito due secoli prima da Luigi XIV in cui venivano rinchiuse donne affette da disordini psichici o ritardi cognitivi tra i più vari: mania, malinconia, oligofrenia, isteria.

 

Soprattutto quest’ultima patologia, a causa dei suoi sintomi enigmatici, sfidò la comunità scientifica, sollecitando in particolare il talento clinico e il narcisismo del Dottor Charcot, Direttore della Salpêtrière, passato alla storia per essere stato il controverso maestro di Freud e il primo a ipotizzare, in seguito smentito, che l’isteria non dipendesse dall’utero ‘insoddisfatto’, disertato dal seme maschile, così come credeva Ippocrate, ma da una lesione organica del cervello, trattabile con l’immersione prolungata in acqua gelida, massaggi alle ovaie, inserimento di cateteri uterini, ipnosi, isolamento e altre torture di dubbia efficacia terapeutica.

 

La Salpêtrière inizialmente era nata per altri scopi: era più precisamente una prigione che nel tempo si trasformò in un manicomio in cui venivano rinchiusi coloro che potevano nuocere alla società e alla politica del tempo.

 

Molte delle persone che vi albergavano non erano realmente affette da disturbi mentali, erano semplicemente esseri umani che vivevano male e mal tolleravano i costumi del tempo e i codici comportamentali da seguire per “il quieto vivere” sia privato che pubblico.

 

Non era difficile trovare all’interno di questa struttura donne che volevano vivere più liberamente la propria vita non sposandosi o non potendo godere della stessa parità e dignità sociale al pari di un qualsiasi uomo, che decideva di intraprendere lo stesso percorso. Tali desideri, al tempo, venivano considerati folli.

 

All’interno di questo manicomio la giovane entra in contatto con molte donne che, come lei, che di insano hanno ben poco e inizia a rendersi conto che molte degenerazioni mentali sono causate spesso dalle “cure” che i medici assegnano. Molte donne recluse diventano delle cavie che vengono mostrate dai medici solo per alimentare un lustro accademico, come fossero animali da circo.

 

Sulla carta, l’ospedale dovrebbe curare, in realtà è luogo di prigionia, abusi e rimedi sperimentali di dubbia efficacia. A farne le spese sono donne con veri o presunti disturbi fisici e mentali.

 

Nonostante la situazione sia drammatica, Eugénie trova un po’ di conforto nell’incontro con un’infermiera, Génevieve (Melanie Laurent). Il rapporto fra le due cambierà il futuro di entrambe, e la direzione di questo cambiamento diventerà evidente nel corso del “ballo delle pazze”, organizzato annualmente dal capo del Dottor Charcot e durante il quale le pazienti avevano facoltà di indossare abiti eleganti e ricercati, mentre in realtà erano oggetto di scherno e derisione, vittime di stupri e violenze da parte di cosiddetti “gentiluomini”, uomini di scienza e non. Un ballo in cui sani e folli si mascheravano e si univano, confondendosi. Un’immagine che rende chiaro il confine labile, sottile e a volte impercettibile che intercorre tra normalità e pazzia.

 

 

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