Future Thinking –
Quale sarà il futuro
della narrazione seriale?
di Gloria Puppi

28 Marzo 2023

Quante volte siamo rimaste/i deluse/i dai finali di stagione poco gratificanti delle serie TV che abbiamo amato (uno tra tutti: Il Trono di Spade)? E quante volte avremmo voluto avere un telecomando magico per poter modificare la trama verso un’altra direzione?

 

Il dispositivo di narrazione a bivi, quindi di racconto non lineare, in realtà è un’invenzione del secolo scorso utilizzato soprattutto nel mondo dell’editoria. Prima dei libri game infatti è quel genio di Jorge Luis Borges nel suo Esame dell’opera di Herbert Quain (1941) a creare nove possibili finali, tramite una serie di bivi narrativi. Ma prima di lui ci sono stati diversi tentativi di romanzi che avevano l’intenzione di trasformare il lettore da passivo a attivo demiurgo della storia.

 

Gli anni d’oro di questa tecnica furono naturalmente i libri game degli anni Settanta e Ottanta, indirizzati ad un pubblico adolescente o young adult, come ci piace definirli oggi.

 

Ma nel mondo delle serie e trasmissioni TV la narrazione a bivi la potremmo definire una sorta di Google Glass: con un potenziale enorme, ma con un utilizzo alquanto deludente.

 

Il primo tentativo con grande budget fu Bandersnatch della serie antologica Black Mirror del 2018. Netflix produsse un software proprietario per far convergere in maniera matematica le diverse trame, ma gli spettatori e la critica lo accolsero in maniera tiepida. La meta-narrazione, la tematica di nicchia, la mancanza di empatia con il protagonista della storia, il numero limitato di scelte ai bivi e la ricorsività di alcuni storie hanno abbassato l’appeal di questo ambizioso esperimento narrativo e decretando come fallimentare l’investimento di Netflix.

 

La piattaforma però ci riprova con due generi diversi: animazione e TV show. Per quanto riguarda l’animazione ci sono stati tentativi di medio livello con una puntata extra interattiva de Il gatto con gli stivali e Baby Boss. L’impianto è molto simile a quello di Monkey Island, le scelte limitate poco gratificanti. Ma è la Scuola di sopravvivenza di Bear Grylls a decretare il declino delle storie interattive sulla piattaforma: la trama era così scarna che ogni scelta portava comunque a un bivio o già esperito o fittizio.

 

A gennaio 2023 però la piattaforma ci riprova con la miniserie TV non lineare Caleidoscopio di Ridley Scott che promette di mantenere qualità, tensione narrativa e la promessa allo spettatore, permettendo di scegliere liberamente l’ordine di fruizione degli episodi. Qui lo spettatore diventa lo showrunner, o un montatore originale della storia, che decide quando far accadere le cose. Rispetto alla storia a bivi si eliminano le fastidiose ripetizioni delle scelte ridondanti, ma se devo dirla tutta la trama non mi ha entusiasmato e non ho visto una così interessante innovazione.

 

Se questi però sono i segnali deboli che definiranno il futuro megatrend della narrazione seriale, dovremmo aspettarci da qui ai prossimi 5-10 anni una maggiore elasticità narrativa del reparto di sviluppo che potrebbe scrivere storie da più punti di vista, magari una per ogni personaggio dal principale al secondario, e sarà lo spettatore a decidere da che angolazione fruire la storia. Oppure ci potranno essere finali diversi a seconda di micro-scelte a bivi, come mantenere in vita un personaggio cardine o ucciderlo con un deus ex machina. In attesa del metaverso, la gamification nella serialità è alle porte.

 

E voi preferite maggiormente una narrazione lineare o non-lineare?

 

 

Gloria Puppi è story editor, sceneggiatrice e fondatrice per Read My Script, consulente di anticipazione strategica e co-direttrice dello Speculative Design Hub per l’Italian Institute for the Future.

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