Svezia in chiaroscuro –
nuova ricerca
29 Aprile 2023
La Svezia viene spesso segnalata come pietra di paragone in tema di parità di genere e progressi in ambito audiovisivo.
Ma non è tutto così roseo come viene raccontato.
A dare un ritratto più sfumato del paese sono i risultati della ricerca partita nel 2018 e durata quattro anni dal titolo Representing women: gendering Swedish film culture, condotta dalle accademiche della Università di Stoccolma e di Örebro Maria Jansson, Louise Wallenberg, Ingrid Stigsdotter e Frantzeska Papadopoulou.
La ricerca ha esplorato le condizioni e l’agentività di una varietà di professioniste dell’audiovisivo in Svezia, in particolar modo è stata esaminata l’autorità della donna sul set, la rappresentazione della donna sullo schermo e la resistenza ad azioni positive per la parità di genere attraverso 22 interviste.
I risultati mostrano come le idee tradizionali sui ruoli maschili e femminili continuino ad influenzare i comportamenti sul set, dal dover trovare strategie per riaffermare la propria autorità sul set nel caso delle registe al dover costantemente combattere e giustificare le proprie idee, in particolar modo quando si vogliono rappresentare donne non convenzionali ma anche nel caso di personaggi maschili.
Le convinzioni di produttori e commissioner su quali personaggi possano essere interessanti per il pubblico sono risultate ancorate al passato.
Nel dibattito svedese interno la critica alle strategie di parità di genere sono cresciute nel tempo e hanno raggiunto il loro picco nel 2022, dove l’estrema destra ha ‘accusato’ la parità di genere (e lo Swedish Institute) di essere parte dell’ ”ideologia gender” e di alterare le condizioni del mercato ovvero la libera concorrenza.
Di conseguenza nel 2023 il governo ha deciso di sostituire la ‘parità di genere’ con la ‘libertà creativa’ nel proprio incarico allo Swedish Institute. Un segnale forte per il futuro.
Per saperne di più: WIFTI | Spotlight on Research: Sweden include la bibliografia disponibile online
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