Protagoniste:
Gloria Giorgianni
28 Febbraio 2022
Gloria Giorgianni con la sua società di produzione Anele ha raccontato spesso le donne, reali come Carla Fracci e Nilde Iotti o immaginarie come Le Donne di Camilleri, ma sempre libere e indipendenti. Questa volta le abbiamo chiesto di raccontare la sua storia.
Ciao Gloria, ci racconti che cosa ti appassiona di più del tuo mestiere?
Mi appassionano le storie delle persone, il racconto, la forza del racconto per arrivare a parlare con più gente possibile e mandare avanti valori importanti. Importantissimo per me quello di una cultura al femminile che evidenzi l’eccellenza delle donne nella storia e nel mondo contemporaneo, con un taglio narrativo, lontano dalle ideologie e dalle denunce. Uno storytelling in positivo che possa tracciare una strada per le nuove generazioni e non solo.
Oltre a questo anche il racconto di un sud realistico e moderno lontano dagli stereotipi e la narrazione del mondo culturale, attraverso gli uomini e le donne che hanno contribuito negli anni a definire una grande industria culturale. Il tutto legato all’italianità, alla nostra identità, che deve essere recuperata nei valori per poter interloquire di più e meglio con il resto del mondo.
Quando hai deciso di aprire una TUA produzione, perché e con che spirito lo hai fatto?
Quando ho deciso di aprire la mia società di produzione, avevo alle spalle 12 anni di esperienza (anche di gavetta) all’interno di una grande società di produzione come la Palomar e avevo voglia di cambiare la tipologia dei progetti su cui lavoravo. Ho provato a discuterne con il mio ex capo ma ho trovato un muro al riguardo e, pur non volendomene andare, non ho trovato altra strada per realizzare quello che sentivo forte ed urgente per me.
Quando ho fatto questo passo, tutti – e dico tutti – mi hanno preso per matta e nessuno credo pensasse che io potessi andare fino in fondo. E’ stato un salto nel buio, ho avuto anche paura, ma ho imparato che la paura ci aiuta scoprire parti di noi che non conosciamo e che hanno una grande potenza.
Io ho ricominciato da me stessa, ascoltando quello che sentivo di voler raccontare e comunicare e questo mi ha dato la carica e la forza per trovare la giusta direzione. Inoltre, prima di fare questa scelta avevo perso la mia mamma (il nome di Anele è il suo nome – Elena – letto al contrario) e una delle ultime cose che mi aveva detto, conoscendo la mia passione per lo scrivere, è stata “scrivi una bella storia d’amore”.
Anele è la storia d’amore che sto scrivendo!
Hai prodotto molti lavori che riguardano le donne. Perché credi sia importante una rappresentazione delle donne e dei loro talenti ?
Come accennato prima, credo sia necessario rafforzare il racconto femminile in positivo, all’interno della produzione generalista e non solo, e cercare di creare personaggi che vadano oltre gli stereotipi e le tipizzazioni.
Sia gli uni che gli altri possono essere più pericolosi anche di tante altre cose perché la continua raffigurazione delle donne in personaggi predeterminati e lontani dalle donne vere fa un gran male alla cultura generale e quindi alla mentalità. Questo tipo di raffigurazione non aiuta a mettere al centro davvero la donna e le sue caratteristiche. Anche i suoi limiti, se vogliamo.
E’ fondamentale che le narrazioni siano vere, questo è quello che cerco di fare, attingendo il più possibile a figure che hanno lasciato una traccia importante e dei risultati di cui oggi tutte noi beneficiamo.
Credi che le donne abbiano un problema con la propria autostima?
Forse hanno un modo diverso di rivendicare quanto giusto per loro stesse, direi più così.
Non credo che si tratti di autostima, credo si tratti di dover chiedere quanto agli uomini viene dato in automatico. A parità di competenze e di carriera, un uomo viene chiamato a ricoprire un ruolo più elevato o comunque lo ottiene più semplicemente. Una donna deve chiederlo, deve combattere per ottenerlo, o far ricorso alle quote rosa che, a mio avviso, non aiutano fino in fondo una sana competizione che dovrebbe essere incentrata solo ed esclusivamente sul merito. E questo dovrebbe valere in assoluto, esistono donne competenti e donne incompetenti così come esistono uomini competenti e uomini incompetenti.
Io per esempio non vorrei mai ottenere qualcosa se non per la mia competenza e per merito. E costruirsi la propria realtà con queste sole armi è una soddisfazione grandissima, che fa anche bene all’autostima!
Ci racconti a cosa stai lavorando?
Al momento stiamo ultimando la post-produzione della docu-fiction su Arnoldo Mondadori con Michele Placido, un progetto a cui tengo molto – in collaborazione con Rai Fiction – che apre una collection su cui stiamo lavorando sui grandi editori italiani. Il prossimo sarà Luigi Einaudi.
Stiamo scrivendo un film TV sulla storia di un campione di scherma siciliano, per fare appunto un racconto della Sicilia lontana dalla mafia e dall’antimafia, che sembrano essere le direttive principali con le quali viene rappresentata questa terra. I siciliani, come me, invece sono altro e anche molto di più della sola dialettica con la mafia.
Inoltre stiamo iniziando le riprese di un film documentario di Daniele Luchetti che vuole ricordare Carla Fracci ad un anno dalla sua morte e che partendo dalla sua vita traccerà il decalogo di un artista.
E poi tante altre cose, perché il bello di questo lavoro è che non ci si ferma mai, almeno io non intendo farlo.
Grazie e buon lavoro, Gloria!
Palermitana, Gloria Giorgianni ha lavorato per Palomar Spa dal 2000 al 2011, ricoprendo ruoli di redazione, assistente del produttore, editor e producer, occupandosi di attività di supervisione dei principali progetti di fiction e cinema, tra cui la serie “Il Commissario Montalbano”. Nel 2012 intraprende un’attività professionale indipendente, dapprima come producer free-lance. Nell’agosto del 2013 fonda Anele Srl, società di produzione di contenuti audiovisivi, multimediali, televisivi e cinematografici.
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