Protagoniste:
Francesca Romana Buffetti

28 Gennaio 2022

I talenti delle nostre socie e dei nostri soci sono molteplici e scoprirli insieme a voi ci appassiona.
Abbiamo incontrato per voi Francesca Romana Buffetti, giornalista e Direttrice Responsabile di Scenografia&Costume, il magazine di ASC (Associazione Italiana Scenografi Costumisti Arredatori).

 

Ciao Francesca, ci racconti com’è nato il tuo interesse per la parola e l’immagine?

​Leggere e scrivere sono state le mie prime passioni, sin da bambina. Crescendo, ho iniziato a coltivare un amore per il cinema e ho continuato a saper fare solo due cose: leggere e scrivere. Mia madre mi ha insegnato a sillabare su I quattro libri di lettura di Lev Tolstoj, una scelta che ha condizionato in maniera deleteria tutto il resto della mia vita. Viste, poi, le scarse attitudini per tutto ciò che è manuale e – soprattutto – matematico, il ventaglio delle possibilità professionali si è da subito assottigliato: fuggita la carriera universitaria, ho trovato solo l’opzione giornalismo. Preferendo da sempre la finzione alla realtà, riuscire a far convivere giornalismo e cinema è stato a oggi il grande risultato della mia esistenza.

 

Quali impegni comporta il tuo ruolo di Direttrice Responsabile e quali sono i momenti che preferisci del tuo lavoro?

Oggi, dopo un lungo e discontinuo percorso professionale, dirigo la rivista Scenografia&Costume, un magazine a scadenza quadrimestrale edito dalla ASC, che ha l’ambizione di raccontare il cinema, il teatro e la TV dal punto di vista del dietro le quinte, attraverso il lavoro di professionisti, misconosciuti dai più, che collaborano in maniera fondante alla realizzazione della messa in scena, quale che sia il suo medium. Faccio interviste, intrattengo rapporti con gli uffici stampa, raccolgo foto, passo i pezzi, li titolo, sono il ponte tra l’editore, il grafico e i vari collaboratori: malgrado siano solo tre numeri l’anno, la pubblicazione della rivista mi assorbe quasi a tempo pieno. Quando non faccio la direttrice, caporedattrice, segretaria di redazione, giornalista, social media manager per la ASC, al momento collaboro con due testate online. Per SapereAmbiente mi occupo di cultura e spettacolo, mentre su Roba da Donne seguo una rubrica, Camera con vista, che tratta di film e serie TV da un punto di vista prettamente femminile: opere fatte da donne (quando ci sono) che parlano di donne (ma anche di inclusione, diversità, parità di genere).

 

Il precariato è ormai più che ventennale, con insicurezze e instabilità annesse. Eppure, a farmi ringraziare me stessa ogni giorno per le scelte fatte, errori e battute d’arresto compresi, è la fortuna di poter incontrare ogni giorno un’umanità sempre diversa, spesso stimolante, a volte emozionante; che siano film o spettacoli da recensire o personaggi da intervistare, l’antropologa che è in me, quella che 25 anni fa ha declinato la vita accademica per inseguire il sogno, poi infranto, della sceneggiatura, si risveglia, curiosa e affamata di senso, brancolando nella relatività ma ferma su quell’unico caposaldo rimasto: sono solo una delle infinite possibilità.

 

Delle centinaia di interviste fatte in questi anni, serbo come un tesoro prezioso quella a Ezio Frigerio, decano della scenografia italiana che ha legato la sua carriera a quella di Giorgio Strehler e Rudolf Nureyev. L’ho raggiunto nel suo studio-museo a Villa Ceriano, che il comune di Erba gli ha messo a disposizione, con vista mozzafiato sul panorama dell’Alta Brianza. Lui grande vecchio, io intimorita giornalista, armata di carta e penna, a raccogliere con reverenza le sue parole, prima centellinate, apostrofate con burbera condiscendenza, e poi regalate con quella generosità che solo nei più grandi ho riscontrato.

 

 

Come è nato il tuo impegno sui temi della parità di genere?

Per molto tempo ho creduto che la disparità di trattamento tra uomini e donne fosse una narrazione più che una realtà. Il giorno che ho saputo di essere pagata esattamente la metà del mio predecessore maschio, la coltre di pregiudizi che mi offuscava lo sguardo si è lacerata: il mio personalissimo velo di Maya se ne è andato, lasciandomi il peso degli stereotipi di genere di cui ero (e continuo a essere, spesso, troppo spesso) vittima. Caso (?) ha voluto che un’amica mi parlasse in quel periodo di Women in Film, Television & Media Italia. Iscrivermi – e apprezzarne in poco tempo la vivacità e la voglia di cambiare un sistema che ormai non funziona più – è venuto da sé. Ora mi piacerebbe mettere al servizio dell’Associazione le mie competenze, la mia rete di conoscenze, il comune desiderio di migliorare lo status quo della condizione femminile nel lavoro. Io, però, l’ho già confessato: so solo leggere e scrivere.

 

Grazie, Francesca Romana, per la tua disponibilità. E per i tuoi occhi e la tua penna, armi – ops – risorse sempre preziose!

 

 

Link utili:

Francesca Romana Buffetti

Scenografia&Costume

SapereAmbiente

Roba da Donne  Camera con Vista

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