Lina, una di noi
– di Susanna Laudi
23 Dicembre 2021
9 dicembre 2021, ci lascia una di noi, una vera, autentica e riconosciuta in tutto il mondo woman in film: LINA WERTMÜLLER.
Prima donna candidata all’Oscar nel 1976 con il film Pasqualino Settebellezze e vincitrice lo scorso anno a 92 anni dell’Oscar alla carriera.
Non vogliamo ricordare i suoi successi che speriamo che anche le generazioni più giovani abbiano voglia di riscoprire e neanche i suoi film meno conosciuti, ma celebrare il suo spirito che le faceva dichiarare qualche tempo fa:
“Non ho mai fatto distinzione tra maschi e femmine. L’importante per me è avere carattere. Noi donne abbiamo una grandissima forza, ma purtroppo ancora oggi tocca farci rispettare per valorizzare i nostri talenti”.
Il suo anticonformismo stava tutto nel suo modo di intendere il cinema, ovvero scrivere una cosa perché la riteneva interessante, non per puntare a un premio o a una buona critica.
Anticonvenzionale, anticonformista e femminista, ma a modo suo perché le etichette le andavano strette tanto quanto le celebrazioni.
Poco dopo l’uscita di Questa volta parliamo di uomini, con Nino Manfredi e Milena Vukotic, divenne una delle paladine del movimento femminista che vedevano in lei un’icona, tanto da arrivare ad offrirle il Ministero della Condizione Femminile. Lei accettò, siamo a metà degli anni ’60, ma i rapporti si fecero subito tesi. Quando capì che nessuna aveva visto il suo film si dimise dicendo: “Ma come? Una donna fa un film sugli uomini e le femministe non vanno neppure a vederlo?”.
Era libera, non imbrigliabile, secondo qualcuno con un caratteraccio ingestibile, secondo altri antipatica e al tempo stesso capace di gesti di grande generosità, per lei contavano più di tutto il talento e il carattere.
Pensava che a cambiare la vita non fossero i premi o le statuette, ma le belle opere con le quali condurre implicitamente delle battaglie e raccontare una parte della società che non veniva presa in considerazione. Spesso questa sua visione innescava polemiche che proseguono ancora oggi, a distanza di decenni, come nel caso di Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.
Dichiarò: “Sono stata molto criticata per quegli schiaffoni, ma il film era più incentrato sul contesto politico, sulla divisione dell’Italia tra Nord e Sud, tra i ricchi e i poveri. Non mi interessava parlare del femminismo. Non ho mai capito bene cosa significhi. Io mi sono sempre fatta rispettare, e quindi ho sempre voluto che lo fossero tutte le donne. Sì, forse un po’ lo sono. Non si può fare questo lavoro perché si è uomo o perché si è donna. Lo si fa perché si ha talento. Questa è l’unica cosa che conta per me e dovrebbe essere l’unico parametro con cui valutare a chi assegnare la regia di un film. Come tutte ho avuto i miei problemi a farmi accettare, ma me ne sono infischiata. Sono andata dritta per la mia strada, scegliendo sempre di fare quello che mi piaceva”.
Che grande insegnamento e che grande donna… GRAZIE, LINA!
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