La donna del mese –
Maria Schrader

di Claudia Catalli

Anche io (She Said) è il film-scandalo sul caso Weinstein che tutti attendevano. La regista Maria Schrader (è sua la notevole miniserie Unorthodox su Netflix) lo ha presentato al Torino Film Festival e lo ha definito scherzando “Tutte le donne del presidente”. E’ un film molto potente, non solo perché osa affrontare una vicenda a dir poco scottante a Hollywood, come in tutto il mondo, ma perché sceglie di focalizzarsi sulla lotta per la verità delle sue protagoniste, le reporter del New York Times Megan Twohey e Jodi Kantor.

Ora, quanti film con due incredibili donne protagoniste avete visto? Quanti, in cui la loro vita professionale fosse in primo piano? Quanti, con due giornaliste di inchiesta disposte con coraggio non solo ad andare contro persino il Presidente (Trump), ma a sacrificare la loro vita privata? Quanto ci mancava un racconto di spessore tridimensionale di donne vere, credibili, di professioniste forti della passione verso il proprio lavoro, ma anche persone vulnerabili e piene di dubbi? Di giovani madri e mogli che si scambiano consigli sulle depressioni post partum tra una dritta lavorativa e una pacca sulla spalla? Ma soprattutto: quanto abbiamo bisogno noi donne di film del genere, che ci raccontino per quelle che siamo, che sottolineino come valori come la sorellanza possano davvero riuscire a costruire ponti e rete incredibili, fino a cambiare radicalmente le sorti di una storia, anche della peggiore, di quella che appariva come una maledizione destinata a ripetersi (vedi il caso Weinstein)?

Carey Mulligan e Zoe Kazan, di una bravura senza pari, vi resteranno in testa a lungo.

Con le loro crisi di pianto, le incertezze e quella voglia maledetta di andare fino in fondo alla verità, alle prove, al cuore delle testimonianze. Merito di un grande film femminile, femminista, ottimamente scritto, realizzato, interpretato e diretto. Chicca finale: produce, rullo di tamburi, il signor Brad Pitt.

Altro che uomini che odiano le donne.