In conversazione con Mon Ross,
Direttrice Artistica del festival
Cinema delle Donne Sudamericane

3 Ottobre 2024

Dal 9 all’11 Ottobre 2024 si terrà a Milano, presso il Cinemino, Cinema delle donne sudamericane, il festival di cinema femminile e di dissidenza sessuale del Sudamerica, creato a Parigi nel 2021.

 

Abbiamo intervistato Mon Ross, Direttrice Artistica e ideatrice della rassegna, a cui abbiamo chiesto di raccontarci l’idea e la prospettiva da cui nasce questo progetto.

 

Nelle diverse edizioni avete esportato il Festival in alcuni Paesi dell’area mediterranea, tra cui l’Italia. Quali sono le affinità culturali che individuate con il nostro Paese?

L’Italia e l’America Latina sono lontane geograficamente ma, vicine con il cuore, non solo perché milioni d’italiani sono emigrati dopo la guerra ma, anche perché abbiamo un legame storico e cinematografico.

Siamo inspirati dal neorealismo italiano, dal modo di raccontare delle storie, di presentare la realtà dal quotidiano di personaggi, storie di quartiere, di famiglie, di sorelle e anche dal modo di creare e produrre.

In questi ultimi anni il movimento femminista sta trasformando l’America Latina. Queste voci di donne hanno portato avanti un’energia combattiva pazzesca, nelle grandi città come nei piccoli quartieri, nei villaggi e nei paesi. Questa nuova consapevolezza mette in discussione la società che affronta le tematiche su la diversità di genere diventando un arcobaleno ricco di sfumature nuove, che si avvicina ad uno sguardo femminile.

Questa forza l’abbiamo ereditata dalle nostre mamme e dalle nostre nonne italiane, che ci hanno insegnato a lottare, a gestire la nostra vita e che affonda le sue radici nella cultura italiana.

 

Quest’anno presentate una selezione di 50 titoli, tra lungometraggi e cortometraggi. Come nasce la scelta delle opere, e quali sono le tematiche e i trend che a vostro avviso emergono con maggior urgenza?

Abbiamo un grande gruppo di programmatici, registe, produttrice, programmatore di diversi festival di ogni paese, che collaborano con noi. Si sceglie un numero di film per ogni paese e si visionano tutti per costruire una programmazione in base ai giorni…

Ci basiamo su 8 linee editoriali:

1- Maternità / famiglia

2- Confliti socio-politici

3- Auto-referenziali

4- LGTBQIA+

5- Diritti delle donne/ bimbe

6- Diversità socio-culturale

7- Crisi climatica

8- Popoli originari

 

Quali sono le analogie, ma anche le differenze, tra i diversi paesi dell’America Latina presenti al Festival?

In America Latina parliamo una stessa lingua, tranne che in Brasile, ma loro fanno parte della Nostra Patria Grande. Questa Patria che ci unisce, ha un forte senso d’unione, di comunità, di essere aggrappati alla nostra storia come alla nostra Pachamama, la Madre Terra.

Le popolazioni indigene hanno vissuto violenze, adulteri, genocidi al tempo della colonizzazione prima, dell’evangelizzazione del cristianesimo poi e più avanti ancora con l’arrivo del fascismo, delle dittature e violazioni di diritti umani molto simili

Allo stesso tempo siamo cosi diversi, l’America latina è grande. Abbiamo dei territori completamente distinti, che portano un carattere speciale in ogni paese.

Alcuni più combattivi altre più tolleranti verso il potere. Alcuni con uno sguardo sul mondo, altri con lo sguardo solo nelle sue radici. Una diversità che ci unisce

Per esempio in Argentina tanti film parlano di temi e i conflitti di diritti umani, los desaparecidos e la dittatura, Albertina Carri crea sua propria voce in senso estetico cinematografico, un modo in cui intreccia storia e memoria nella narrazione.

In Argentina e Brasile per esempio, si analizzano la grande apertura all’omosessualità e la transessualità vengono incorporate nell’analisi e la teoria queer.

Mentre in Peru la transessualità è punibile dalla legge.

Le registe che negli anni 2000 si sono distinte per aver affrontato temi legati alla sessualità sono Julia Solomonoff con The Boyita’s Last Summer (2009), Marialy Rivas con Joven y alocada (2012) e Lucía Puenzo con XXY (2007) e El Niño Pez (2009).

Dall’altra parte abbiamo invece le storie delle etnie peruviane che Claudia Llosa ci regala oggi in film come Madeinusa (2005) e La teta scareda (2009) o il racconto etnico e intimo della regista paraguaiana Paz Enzina con il suo film Eami.

I film brasiliani hanno inclusi come tematica la lotta delle popolazioni autoctone impegnate a combattere la deforestazione in Amazonia, come racconta il film A mae de todas as lutas della brasiliana Susanna Lira.

 

Si parla di una new wave del cinema sudamericano: in che modo, a vostro avviso, le registe stanno cambiando il fare cinema nell’America Latina?

Nella misura in cui, attraverso la politica e altri fattori sociali, si sono ottenuti diritti o conquiste per la vita delle donne, grazie ai movimenti femministi che hanno sostenuto la loro condizione svantaggiata, hanno avuto ripercussioni a livello locale e internazionale. Questi cambiamenti sono diventati più evidenti nel contesto della rappresentazione del genere femminile nel cinema.

Certamente, le registe offrono un punto di vista nuovo, con soggetti e personaggi diversi. Questa NEW WAVE di registe latinoamericane è il risultato della “rivoluzione femminista” che ha permesso loro di abbandonare gli “schemi narrativi convenzionali” e di avere personaggi centrali femminili.

I grandi punti di riferimento come l’argentina Lucrecia Martel, la cilena Dominga Sotomayor o la sua connazionale Paz Fábrega, hanno reso possibile fare un film come donna in America Latina. Ed è stato possibile pensare e osare, con un cinema “esigente” che mescola “ambiguità, intimità e storie di personaggi”.

Alcune registe hanno creato le proprie società di produzione per finanziare i loro lungometraggi, in associazione con fondi europei o statunitensi.

Per esempio in questa versione del Cinema delle Donne Milano, due film argentini, Puan di Maria Alché e Benjamin Naishtat e Reas di Lola Arias, hanno coproduzioni europee e anche coproduzione italiane.

 

 

Stanno crescendo le opportunità per le filmmakers?

Credo che dopo il ME TOO e il caso Weinstein si sia creata una forza nell’industria cinematografica globale, dove le donne hanno parlato ad alta voce e hanno occupato nuovi spazi nella industria, per esempio le mansioni tecniche, dietro la camera, foniche, gaffer, musiciste di cinema, etc, solo 10 anni fa questo era quasi inimmaginabile.

E oggi sono stati creati fondi e lotte per la parità, affinché nuove registe possano non solo filmare ma rientrare nei circuiti dei festivals.

Alcuni festival cercano di raggiungere questa parità, come il Festival Morelia in Messico, che ha una selezione di lungometraggi di finzione i 2024, di cui oltre il 40% sono diretti da donne, non sarebbe il caso di Cannes o Venezia.

Ma questo è il motivo per cui è stato creato il nostro festival: Cinéma de Femmes / Cinema delle Donne vuole promuovere la diffusione di queste produzioni cinematografiche in diverse sale tra la Francia e l’Italia.

Per questo traduciamo e sottotitoliamo i film in francese ed italiano e offriamo i sottotitoli gratuitamente alle registe, così che possano continuare a promuovere i loro film in altri festival.

La maggioranza dei film della nostra programmazione non hanno ancora distribuzione in Europa.

 

Questi film ottengono distribuzione e visibilità?

Non conosco le statistiche e credo sia necessario chiedere i distributori, ma per esempio due anni fa abbiamo contattato mymovies.it per programmare 22 filmi del nostro festival per tre mesi e loro hanno risposto subito e con entusiasmo.

Purtroppo uno studio sui numeri di spettatori non era alto. Questo dato ci ha spinto a farci tante domande. La verità è che è importante oggi più che mai arrivare al pubblico che vuole approfondire l’argomento e che sia curioso verso queste opere. Online per esempio, quest’anno abbiamo optato per una piattaforma femminista francese, On.Suzane e la selezione ha avuto un riscontro molto positivo e ha suscitato grande interesse.

 

Dopo Milano quali saranno le tappe successive del Festival? Avete previsto anche altre modalità di visione per i film selezionati?

Dopo Milano, Roma, si è aperta la possibilità di portare il festival a New York e ovviamente, abbiamo già iniziato la selezione per Parigi del 2025.

 

Grazie a Mon Ross e buon festival!

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