Future Thinking –
Il futuro dello storytelling:
Chat GPT ci ruberà il lavoro? –
di Gloria Puppi
28 Febbraio 2023
Per chi non ha tempo di leggere tutto l’articolo, spoilero un bel: No.
Per chi invece avesse voglia di riflettere insieme a me, ecco qui di seguito una serie di motivazioni sul perché Chat GPT 3.5 e variazioni successive non ci ruberà il lavoro, ma lo modificherà entro i prossimi tre anni in maniera sostanziale.
L’intelligenza artificiale nata nel 2015 dai creatori di Open AI, fondata tra gli altri da Sam Altman e Elon Musk, oggi è in grado di creare testi personalizzati di ogni tipo, dalle newsletter alle barzellette, dalle poesie alle sceneggiature.
La qualità dei testi però dipende sempre da come gli viene inserita la domanda: il prompt di avvio dell’elaborazione infatti è essenziale per raggiungere un livello soddisfacente di originalità. Come un artista, questo modello di linguaggio ha bisogno di paletti, istruzioni e suggerimenti di stile per raggiungere lo scopo desiderato.
Ad esempio ho chiesto di elaborare con i suoi 175 miliardi di parametri (che a breve diventeranno 100 trilioni con la versione 4.0) un concept di commedia. Mi ha proposto però una commedia romantica intitolata L’amore è cieco, in cui parla di John e Emily, lui architetto, lei violinista ipovedente. Alla fine i due si conoscono e imparano amarsi ognuno con i propri difetti e debolezze sullo sfondo di una New York romantica. Il culmine del film è quando lei si esibisce al Metropolitan Museum of Art con una melodia scritta da John.
E dov’è il conflitto? E la commedia? E il climax finale?
Chat GPT immediatamente mette le mani cibernetiche avanti e dichiara che “questa è solo una trama di base e ci sono molte cose che potrebbero essere aggiunte o modificate per adattarsi al tuo stile e alle tue preferenze”.
Chat GPT è molto buono per la redazione di testi di divulgazione scientifica o per la produzione di testi per il marketing, ma non è ancora in grado di scrivere una buona storia creativa e originale.
Per nostra fortuna Chat GPT non ha ancora, per ora, la capacità di creare una storia avvincente ed emotiva, con tutti i punti essenziali di una struttura drammaturgica. Questo non perché nessuno gli ha ancora insegnato John Truby o il cerchio di Dan Harmon, ma perché manca di empatia e di intelligenza umana. Senza emozione come può generare un conflitto profondo e universale?
L’AI potrà affiancare e non sostituire la scrittura, velocizzando la creazione e la revisione dei testi
Anche se un’azienda italiana ha calcolato che la singolarità dell’intelligenza artificiale potrebbe essere raggiunta nel 2027, noi sceneggiatori e story editor possiamo stare tranquilli: le storie saranno ancora narrate da un essere umano (a volte bravo e a volte banale) per ancora un po’ di anni.
Il futuro dello storytelling quindi continuerà ad evolversi e ad adattarsi ai nuovi strumenti tecnologici a disposizione. L’IA potrà essere utilizzata come strumento per creare storie più personalizzate e interattive, come un assistente creativo, ma sarà sempre necessario il tocco umano per creare storie memorabili ed emozionanti. Almeno fino al 2027.
PS
E ora indovinate quale paragrafo – non virgolettato – è stato scritto da Chat GPT 😉
Gloria Puppi progetta scenari a medio-lungo termine, pre-totipa oggetti e servizi del futuro e costruisce mondi narrativi. Seguitela su LinkedIn.
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