Focus on:
“Proserpina e le altre”-
nel racconto di Gioia Avvantaggiato e Mariangela Barbanente
8 Dicembre 2024
Proserpina e le altre è il documentario diretto da Mariangela Barbanente e Francesco Masi che affronta il tema della rappresentazione della violenza di genere nell’arte occidentale, il luogo di origine di un immaginario condiviso ma spesso acquisito acriticamente.
Prodotto da GA&A Productions, con il patrocinio di Fondazione Marisa Bellisario, scritto da Mariangela Barbanente con la collaborazione di Consuelo Lollobrigida, è stato trasmesso in prima visione il 25 novembre scorso su La7 in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Dopo la finestra su La7, il documentario è adesso disponibile Vimeo on demand. Il trailer è QUI.
Ne parliamo con la regista e autrice Mariangela Barbanente e Gioia Avvantagiato, presidente e produttrice esecutiva per GA&A Productions e rivolgiamo un forte invito agli/le insegnanti a valutare questo titolo per attività con gli/le studenti.
Nell’arte occidentale la rappresentazione della relazione uomo-donna è spesso segnata dalla violenza, implicita ed esplicita. Tuttavia non sempre ce ne accorgiamo, in particolar modo quando guardiamo le opere italiane tra Rinascimento e Barocco. Molto spesso non decodifichiamo quello che vediamo accadere perché lo statuto di ‘opera d’arte’ sembra chiuderci gli occhi di fronte ad esempio a rapimenti violenti, come quello di Proserpina. Ma una volta che torniamo a leggere quei gesti per quel che sono, vediamo che sono ovunque. Il progetto di Proserpina e le altre nasce da una simile rivelazione ed è in effetti, come sembra, il primo documentario italiano dedicato a questo disvelamento?
Mariangela Barbanente: Sì, è il primo documentario sull’argomento. Non solo italiano ma a livello internazionale, o almeno così ci è parso facendo ricerca sul tema e per l’interesse che il soggetto sta riscuotendo anche in altri paesi. Non è un caso infatti che Arte/Zdf, il canale franco-tedesco, ci abbia chiesto una versione internazionale a cui abbiamo iniziato a lavorare in queste settimane. L’idea del documentario nasce da Consuelo Lollobrigida, storica dell’arte e docente presso la facoltà di Architettura della University of Arkansas Rome Program, che ha dedicato la maggior parte delle sue ricerche e pubblicazioni alle donne artiste del passato. Consuelo si è posta la domanda su come interpretare i soggetti delle opere al di là del talento dei loro esecutori proprio da docente, portando i suoi studenti (soprattutto stranieri, americani e asiatici, e quindi meno avvezzi per formazione a vedere Bernini, Tiziano etc.) a visitare i musei. Loro per primi si chiedevano: l’opera raffigura uno stupro ma la didascalia non lo chiama così, perché? Consuelo ne ha parlato con Gioia Avvantaggiato, produttrice, che ha colto subito il valore di un progetto come questo e lo ha proposto a me e a Francesco Masi che ha curato la regia fotografica del documentario.
Gioia Avvantaggiato: In un momento in cui la nostra società sta subendo profondi cambiamenti, l’uguaglianza di genere e la lotta contro la violenza sulle donne è uno dei temi su cui si sta concentrando la mentalità collettiva. Abbiamo pensato che fosse giunto il momento di dare agli spettatori, e a noi stessi in particolare, gli strumenti per riconoscere la violenza in tutte le sue forme e in tutti gli ambiti.
MB: Per secoli, la condizione di subordinazione della donna nella società occidentale è stata un fatto oggettivo. La violenza contro le donne – che deriva direttamente da questa sottomissione – è rimasta a lungo un tabù, un argomento da evitare nonostante sia presente e sovra rappresentata nella nostra società. Le arti e i media, la storia dell’arte e la letteratura, il cinema e la televisione, hanno riprodotto nel tempo, implicitamente o esplicitamente, modelli e rappresentazioni della violenza perpetrata sul corpo delle donne con una tale disinvoltura da “normalizzare” e rendere irriconoscibili questi atti di violenza.
GA: L’arte stessa ha contribuito a sublimare questa violenza. Ironia della sorte, oggi alcune di queste opere che raffigurano la violenza sono diventate souvenir, poster e calamite che si possono guardare distrattamente nelle vetrine di un negozio e poi attaccare sul frigorifero di casa diventando un messaggio subliminale che influenza soprattutto i più giovani.
Come avete lavorato con le esperte e gli esperti coinvolti nel progetto e con quali reference (libri, altri documentari, ricerche, etc)?
MB: Per me, come per gli e le altre compagne di lavoro, era importante dare voce a tutte le posizioni sull’argomento, creando un dibattito tra chi ritiene che sia fondamentale reimpostare il modo in cui ci mettiamo di fronte a queste opere e chi invece ritiene che non ce ne sia bisogno perché non hanno più alcuna influenza sulla società contemporanea. Credo che la forza del nostro documentario sia proprio in questo, nella capacità di portare all’attenzione del pubblico della TV generalista tale dibattito con parole semplici, permettergli di leggere il soggetto dietro la genialità dell’artista e percepire la complessità del processo creativo che comprende anche la necessità di collocare qualsiasi opera nel contesto storico che l’ha prodotta. Per farlo, abbiamo consultato paper di ricercatori e accademici di tutto il mondo recuperati tramite i loro libri e articoli pubblicati online. Una volta individuati i punti di vista più interessanti, abbiamo preparato le interviste.
GA: Tra questi Elke Krasny, Professoressa all’Accademia di Belle Arti di Vienna; Jerome Delaplanche, Storico dell’arte e ricercatore; Leila Jarbouai, curatrice del Museo di Orsay; Ilaria Miarelli Mariani, Direttrice Musei Civici Roma Capitale… grazie a loro e a tanti altri abbiamo tracciato un racconto rigoroso, ma non militante nel senso stretto del termine, dove la diversità dei punti di vista rappresenta un arricchimento e non un ostacolo.
Jerome Delaplanche
Come è stato accolto il vostro progetto dal mercato nazionale e internazionale?
GA: Abbiamo presentato per la prima volta il progetto a un pubblico internazionale al Sunny Side of the Doc dove il nostro pitch ha avuto grande successo. A seguito di quel pitch abbiamo potuto consolidare l’interesse di alcune TV europee ad entrare in coproduzione o in preacquisto del progetto. Tra queste, ZDF/Arte, TF1/Histoire, ORF, SRF, TVE.
Grazie Mariangela e Gioia per la vostra disponibilità e per aver investigato queste immagini così influenti e ancora così mistificanti!
Presente da oltre trent’anni nel panorama cinematografico e televisivo internazionale, la GA&A Productions combina l’attività di produzione e distribuzione su scala nazionale ed estera.
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