Call My Legal –
Nudity clause o nudity rider:
come funzionano
– di Angelisa Castronovo

30 Gennaio 2023

Argomento di grande attualità e i cui confini tra il profilo giuridico, quello della privacy e dei diritti cd. personalissimi (diritto all’onore e alla riservatezza) sono molto labili, è quello relativo alla clausola di nudità nei contratti di prestazione e cessione diritti per gli attori e le attrici nel settore audiovisivo.

 

Cos’è un nudity rider o una nudity clause?

 

Un nudity rider è un allegato al contratto di un/a artista, mentre la nudity clause è è un paragrafo o una sezione nel contratto legale di un/a interprete che stabilisce quali parti del suo corpo, qualora previsto, debbano o possano essere esposte durante una produzione teatrale, televisiva, cinematografica o audiovisiva in generale.

 

La clausola può stabilire che a un attore/attrice non sarà richiesto di esibirsi nudo/a, oppure può specificare che a quel determinato interprete non è consentito esibirsi nudo.

 

Si potrebbe inoltre prevedere che un personaggio che interpretano potrebbe sembrare nudo mediante l’uso di un body double al posto dell’interprete durante una scena di nudo o attraverso l’uso di un bodystocking (una sorta di tuta) color carne, di un merkin (parrucca pubica) che copre l’area pubica o più in generale di c.d. modesty garments.

 

L’interprete ha tutto il diritto ovviamente di rifiutare di accettare un ruolo che coinvolge la nudità.

 

La maggior parte dei contratti di prestazione attoriale e relativa cessione dei diritti di immagine, stabilisce quali parti del corpo possono essere utilizzate nel prodotto filmico/audiovisivo finale, richiede ai registi di specificare esattamente cosa verrà mostrato e come e di informare di eventuali scene di nudo con largo anticipo.

 

I contratti possono inoltre anche specificare quali parti del corpo non possono essere mostrate.

 

A volte, l’esposizione di ogni parte del corpo ha un valore commerciale ed è dunque parte integrante della negoziazione contrattuale.

 

In base agli accordi di contrattazione collettiva in base ai quali lavora la maggior parte degli attori e attrici sindacalizzati, le scene di un film o di un progetto televisivo che richiedono nudità o sesso simulato sono soggette a trattamento speciale.

 

L’ACTRA IPA (Alliance of Canadian Cinema, Television and Radio Artists – Independent Production Agreement) ad esempio impone al produttore del progetto determinati requisiti contrattuali e di condotta più elevati e restrizioni, quando si tratta di scene che comportano esibizioni di nudo o semi-nudo. Così, ad esempio, in merito all’audizione, è previsto che non si può richiedere a un artista di eseguire un audizione di nudo o semi-nudo più di una volta per qualsiasi produzione.

 

L’articolo A2402 dell’ACTRA IPA ad esempio stabilisce i vari elementi relativi alle scene di nudo che devono essere contenute nel contratto di un attore come: i requisiti specifici, inclusi ma non limitati alla natura esatta di scene di nudo, seminudo o d’amore di qualsiasi tipo, il grado massimo di nudità richiesto, la natura dell’abbigliamento (ad es. alla scena che ci si può ragionevolmente aspettare dia una rivelazione piena, veritiera e completa della natura della nudità richiesta).

 

La clausola sulla nudità conterrà quindi spesso descrizioni narrative degli elementi precedenti e allegherà un estratto dalla sceneggiatura della scena in questione, in modo che non vi siano disaccordi o controversie su ciò che era previsto per la performance.

 

Inoltre, l’articolo A2403 dell’IPA pone alcune restrizioni sulla libertà di azione di un produttore nel trattare una scena di (semi) nudo:

 

– il produttore non può consentire la fotografia statica della performance (tranne che per scopi di “continuità”) senza il consenso dell’attore;

– clip o fotogrammi della scena non possono essere utilizzati in promozioni o riepiloghi senza il consenso dell’interprete;

– un body double non può essere utilizzato senza il consenso dell’interprete.

 

Secondo queste indicazioni, un nudity rider completo dovrebbe contenere quanto segue:

 

il testo completo dell’articolo A24, una descrizione dei “requisiti specifici”della scena (come la natura della scena, il grado di nudità richiesto, l’eventuale abbigliamento da indossare, ecc.), la conferma che l’attore abbia ricevuto la sceneggiatura e abbia letto la scena che richiede la (semi)nudità, una copia di un estratto (che include la scena) della sceneggiatura, trattamento esplicito dei vari elementi che richiedono il consenso come stabilito nell’articolo A2403, come la capacità del produttore di utilizzare controfigure, restrizioni sull’uso di filmati in qualsiasi contesto diverso dal montaggio finale del film (ad esempio, nessun uso in outtakes, nessun uso in materiale promozionale, ecc.), qualsiasi altro elemento pertinente al modo in cui la scena verrà girata (ad esempio, avere una figura femmile della troupe di produzione disponibile per fornire un vestito o altra copertura a una performer tra le riprese).

 

Lo scopo della c.d. nudity clause dovrebbe essere quello di prevenire tutti i possibili problemi che potrebbero sorgere da quella che è, alla fine, una questione incredibilmente delicata per l’attore/attrice. L’ACTRA IPA fornisce i parametri o i requisiti minimi della situazione generale, ma dovrebbe essere sempre oggetto di attenta considerazione e modifica per le circostanze particolari.

 

Nel 2001, Halle Berry è apparsa nel film Swordfish, che presentava la sua prima scena di nudo. All’inizio, ha rifiutato di essere filmata in topless in una scena di abbronzatura, ma ha cambiato idea quando la Warner Bros. ha aumentato notevolmente il suo compenso. Secondo quanto riferito, il breve lampo del suo seno ha aggiunto $ 500.000 alla sua parcella. Berry, tuttavia, ha negato tale motivazione, spiegando che dopo aver rifiutato numerosi ruoli che richiedevano nudità, ha deciso di realizzare Swordfish perché suo marito, Eric Benét, l’ha sostenuta e incoraggiata in tal senso.

 

Soprattutto quando stanno lanciando la loro carriera, molte interpreti rifiutano ruoli che richiedono loro di recitare nude, sia per motivi personali che professionali; ad esempio aziende come la Disney spesso fanno di tutto per proteggere l’immagine “a misura di famiglia” dei loro artisti.

 

Le clausole di non nudità sembrerebbero essere relativamente rare, specie nel caso delle/degli interpreti affermati, anche grazie alle molte opzioni disponibili (controfigure, bodystocking, etc.).

 

A volte sono gli studi o le società di produzione a insistere affinché le loro attrici non prendano parte a scene di nudo o ad altre apparizioni. Ad esempio, per preservare la sua immagine di brava ragazza, Annette Funicello, che era sotto contratto con Walt Disney, non poteva essere vista in costume da bagno a due pezzi o mostrare il suo ombelico nei film del filone dei film giovanili come ad esempio Beach Party (1963).

 

Le clausole di non nudità hanno anche proibito ai personaggi dei cartoni animati di apparire nudi.

 

Pamela Anderson, ad esempio, che è apparsa nuda molte volte sulla stampa e nei film, informò Reuters di aver insistito per una clausola di non nudità per il suo alter ego animato in Stripperella, la serie animata per adulti creata da Stan Lee.

 

Un caso a Los Angeles che ha coinvolto alcuni pesi massimi di Hollywood riguardò il nudity rider firmato da un’attrice che successivamente si rifiutò di recitare nella scena incriminata: nel 2014 Anna Greene presentò una denuncia alla Corte Superiore di Los Angeles contro Time Warner, HBO, Cinemax e la società di produzione True Crime LLC sostenendo di essere stata costretta a recitare scene di nudo, molestata sessualmente e collocata in un ambiente di lavoro pericoloso. A due mesi da un processo programmato, True Crime presentò a sua volta una denuncia incrociata sostenendo che Greene avesse  violato il nudity rider firmato. The Hollywood Reporter ha ricostruito il caso qui.

 

In Italia di recente, in seguito al clamore sollevato dai dati sulle molestie nei teatri italiani raccolti dall’associazione Amleta, la UICD (Unione Italiana Casting Directors) ha diramato un comunicato stampa invitando a diffidare di provini realizzati in sedi non opportune e in orari extra lavorativi, o con professioniste/i non qualificati, informandosi preventivamente sulla tipologia del provino, sul luogo in cui viene effettuato, sulla produzione per la quale si lavorerà e sul CV dei professioniste/i coinvolti (Casting Director, Regista): la presenza al provino di un Casting Director qualificato garantisce la tutela e il rispetto di tutte le parti coinvolte in tutte le fasi dell’incontro secondo il Codice di Condotta sottoscritto dalle Organizzazioni Datoriali e Sindacali nel maggio del 2019 che potete trovare sul sito: www.unioneitalianacastingdirectors.it.

 

Inoltre, è stato ribadito che per i provini che possono prevedere situazioni di intimità degli interpreti si invita caldamente a prendere visione sul sito della UICD. delle linee guida indicate dalla ICDN (International Casting Directors Network) composta da casting directors di tutto il mondo, redatte per proteggere e tutelare tutte le parti coinvolte in quei momenti della fase del casting in cui possono essere più esposte/i a comportamenti abusanti.

 

Solo con l’applicazione nella quotidianità di un codice etico nel rispetto di tutte le parti coinvolte nella tutela dello svolgimento del provino e di tutta la fase di riprese e con la consapevolezza del confine tra diritto e abuso, si potrà consentire agli interpreti di vivere serenamente il proprio lavoro e di veder rispettati i propri diritti.

 

E proprio a tale fine, per contribuire al necessario miglioramento dei luoghi di lavoro e di studio,  WIFTM Italia ha redatto la sua Carta Etica per il Settore Audiovisivo, mettendola a disposizione dell’industria.

 

 

La rubrica Call My Legal è curata dall’avvocata Angelisa Castronovo, Fondatrice, WellSee; Vicepresidente, SIEDAS (Società Italiana di Diritto delle Arti e dello Spettacolo); socia fondatrice, WIFTMI.

Per conoscerla meglio:  Protagoniste: Angelisa Castronovo.

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