VENEZIA 2020 – 2° Seminario su
Parità ed Inclusione nell’Industria Cinematografica.
Le Conclusioni di WIFTM Italia.
29 Settembre 2020
La Vice Presidente Margherita Chiti presenta le nostre proposte e conclusioni.
Da questo anno così difficile tutto il settore della cultura esce fortemente penalizzato, nonostante abbia svolto un ruolo determinante intrattenendo milioni di persone chiuse nelle proprie case, e anche in questo settore le donne sono state tra le più colpite.
Molte di noi si sono trovate catapultate decenni indietro, gravate dalla gestione famigliare, dalla cura della casa e dei figli e – allo stesso tempo – dagli impegni dello smart working: spesso al punto di dover compiere scelte a scapito della propria carriera e realizzazione professionale.
Quella di oggi non sarà una riflessione su ciò che è accaduto nel 2020, ma uno sguardo al futuro ed un punto di partenza per i progetti e gli obiettivi del 2021.
Siamo qui oggi per onorare questo tavolo che la Biennale ci ha messo a disposizione e questa prestigiosa manifestazione che – come ha detto il direttore Alberto Barbera – “forse si poteva non fare ma che invece è stato giusto fare” e che è importante sostenere.
Un festival che quest’anno vede in concorso una presenza maggiore di registe donne – cosa che ci fa molto piacere – e fra queste ben due registe italiane che siamo contente di nominare: Emma Dante e Susanna Nicchiarelli.
L’argomento di cui si parla quest’anno è la formazione, le scuole di cinema. Abbiamo avviato una ricerca dati sulle presenze degli alunni e dei docenti in alcune delle più importanti scuole di cinema in Italia, di cui peraltro abbiamo una grande tradizione e che – nel corso degli anni, a partire dal Centro Sperimentale di Cinematografia – hanno fatto diplomare alunni conosciuti in tutto il mondo.
Nell’ultimo triennio abbiamo assistito a un progressivo aumento delle iscrizioni di alunne donne in quasi tutti i corsi di studio, ma la mancanza di equilibrio continua a essere rilevante.
Ci sembra invece che oggi siano soprattutto la dirigenza e il corpo docenti a necessitare di una riflessione poiché una disparità nei ruoli di responsabilità finisce inevitabilmente per ripercuotersi sui modelli culturali e sui contenuti che vengono proposti agli allievi.
Ad esempio – nell’intento di avere un approccio sempre propositivo e dialogante – vorremmo portare all’attenzione del Centro Sperimentale, che oggi è qui come ospite, un documento che a nostro avviso necessita di un aggiornamento: la lista dei 100 film consigliati sul loro sito.
Su 100 film solo 2 sono di registe donne: Lina Wertmuller e Francesca Archibugi. E si arriva fino agli anni ’10 del 21esimo secolo, lasciando fuori registe come Liliana Cavani, Cristina e Francesca Comencini, Emma Dante, Antonietta De Lillo, Valeria Golino, Wilma Labate, Susanna Nicchiarelli, Paola Randi, Alice Rohrwacher, per citarne alcune senza presunzione di esaustività.
Invitiamo il Centro a rivedere questa lista e ci offriamo di farlo insieme a loro.
Cito Geena Davis: “Se c’è un ambito dove la disuguaglianza di genere può essere risolta in tempo reale è sullo schermo. Nel tempo che ci vuole a scrivere una serie TV o un film, si può modificare il futuro”.
Cambiamo le sceneggiature e cambieremo il mondo: la nostra associazione parte proprio da questa consapevolezza, che cambiando i modelli culturali si cambia la società e che un certo tipo di dirigenza porta sempre con sé scelte rilevanti – anche in termini di contenuti – dai soggetti su cui far svolgere agli studenti le loro esercitazioni, ai film da far vedere loro per avere un’adeguata cultura cinematografica.
Così come abbiamo già avviato un proficuo dialogo con la Scuola Gian Maria Volonté e Paola Sangiovanni – che mi ha preceduta raccontando il seminario Differenza Volonté – da oggi in poi desideriamo lavorare su un protocollo di parità e inclusione da elaborare e presentare a tutte le scuole di cinema, in stretta collaborazione con ognuna di esse.
Il fulcro non sarà quindi solo l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro – che anche dai dati presentati lo scorso anno sappiamo essere un momento ancora più delicato rispetto all’accesso alla formazione – ma anche e soprattutto quello sui contenuti e la narrazione.
Al momento siamo in conversazione con Minnie Ferrara – direttrice della Scuola Civica di Milano e con Victoria Thomas della London Film School, che ringrazio pubblicamente per i contributi già condivisi.
Infine, caro Presidente Cicutto e caro Direttore Barbera – sempre nell’intento di guardare al futuro e di costruire con la Biennale nuovi percorsi di inclusività – lanciamo qui una proposta di collaborazione con Biennale College, il programma di formazione della Biennale Cinema, prestigioso, molto equilibrato ed inclusivo come abbiamo visto dai dati dello scorso e presente anno.
Ripromettendoci di approfondire questa proposta insieme una volta terminata l’edizione in corso – se ovviamente la Biennale è interessata e d’accordo – ci piacerebbe pensare a un progetto di borsa di studio dedicata alle donne che vogliano diventare Creative Producers, abbracciando e seguendo un progetto in tutte le sue fasi: dallo sviluppo dell’idea alla ricerca di finanziamenti, dalla supervisione della stesura della sceneggiatura al casting.
Riteniamo importante sostenere figure produttive al femminile – che abbiano la possibilità di supervisionare l’intero processo creativo – in modo tale da garantire equilibrio e uguaglianza nel vaglio dei contenuti e delle narrazioni.
Penso a casi “eccellenti” come quello dell’attrice Reese Whiterspoon, che negli Stati Uniti è scesa in campo come produttrice creativa (con la sua società Hello Sunshine) con l’idea precisa di cercare e scegliere progetti “al femminile” da sviluppare , sostenendo una narrazione scelta, sviluppata , realizzata e condivisa dalle donne. Primi frutti di questo progetto sono tre serie prestigiosissime e di grande qualità come Big Little Lies per HBO, The Morning Show per Apple TV e Little Fires Everywhere per Amazon Prime. La stessa Presidente di Giuria Cate Blanchett è scesa in campo come creative producer – e non solo – per le serie Mrs America e Stateless.
Chiediamo quindi alla Biennale di sedersi ad un tavolo con noi per definire i dettagli di questa borsa di studio con l’intento di cercare insieme nuovi partner finanziari che promuovano e sostengano questo progetto, grazie anche alla rete internazionale che è base e fondamento del festival e della nostra associazione stessa.
Ringraziamo tutti coloro che sono intervenuti per aver condiviso dati e ricerche che sono la base fondamentale e concreta delle nostre riflessioni e – speriamo – di future iniziative comuni.
Grazie!
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