Protagoniste:
Jenn Lindsay
28 Marzo 2022
“Per andare veloce, devi lavorare da solo;
per andare lontano, devi lavorare con gli altri”
(Ma se vuoi andare veloce e comunque aiutare gli altri, vai qui per il progetto di crowdfunding di cui potrai leggere nell’intervista)
Protagonista della nostra intervista è Jenn Lindsay, docente, produttrice, filmmaker e molte altre cose ancora, incluso nostra socia.
Ciao Jenn, So Fare Films è la società di produzione che hai recentemente co-fondato a Roma insieme ad altre due donne. Puoi dirci qualcosa in più sul motivo per cui hai scelto questo nome, quale idea c’è dietro e perché hai deciso di iniziare questa avventura.
So Fare Films è una società di videoproduzione pluripremiata, ma anche un programma di educazione cinematografica con sede a Roma, che produce film documentari avvincenti e materiali didattici per aprirsi a nuove prospettive e allargare lo sguardo. La nostra missione è includere donne e persone di colore nell’industria cinematografica, davanti alla telecamera e dietro di essa… in tutte le fasi della loro carriera.
Tutto è iniziato nel 2017 quando stavo girando un documentario su un monaco buddista in Ruanda e ho sentito un proverbio africano che sfidava la mia etica del lavoro solitario: “Per andare veloce, lavora da solo; per andare lontano, lavora con gli altri”. Ho lavorato per 20 anni in film documentari e reality, principalmente come produttore, direttrice di fotografia e regista di una squadra in cui coprivo io tutti i ruoli. E tu sai cosa? Ero stanca! Ero stanca di gestire tutto sul set, di portare un sacco di attrezzatura, di aver bisogno di un altro paio di occhi su un progetto che avevo riprodotto 150 volte.
Nel corso degli anni, ho capito che il miglior cinema è uno sport di squadra. Ho anche imparato che completare un film è solo il 50% del processo di realizzazione; devi anche collegare il film al suo pubblico, il che richiede la conoscenza del mondo del cinema. Così, più tardi nel 2017, in una conversazione con la montatrice Sarah McTeigue e la produttrice Kiki Miller, noi tre abbiamo iniziato a sognare un team di produzione cinematografica collaborativo, incentrato sulle donne, in cui studenti, stagisti e volontari costituissero la forza lavoro, guadagnando così esperienza professionale prima di entrare nel mercato del lavoro e affinando le capacità di storytelling contemporaneamente aumentando la consapevolezza delle questioni sociali.
Sarah aveva in mente un grande nome: So Fare Films. Pronunciato “so fare”, deriva dall’italiano, da sapere e fare. Il nome significa “io so (come) fare film”. Ci è piaciuto molto questo doppio senso: in inglese si legge “sō fer” e si pensa alla distanza (so far!) e alla giustizia (so fair!). In italiano, il nome evoca educazione e acquisizione di competenze. E il nome evoca la nostra aspirazione: realizzare film che vadano così lontano, so far, nella loro visione di un mondo migliore, più giusto e più felice.
E’ stato però solo a gennaio 2020 che ho finalmente messo insieme un team di assistenti redattori alla John Cabot University, dove sono professoressa di Sociologia e Comunicazione. Stavamo lavorando a diversi film e ci siamo resi conto che avevamo bisogno di una base da cui partire per promuovere il lavoro e per crescere come una squadra. Nasce così la società di videoproduzione, da una associazione di volontari. Due anni dopo ci stiamo preparando a rilanciare come una vera azienda, una casa di produzione di documentari e materiali educativi che promuovano la diversità, l’equità e l’inclusione, sia nei contenuti che nelle operazioni aziendali.
Ad oggi abbiamo ospitato un totale di 30 membri del team, la maggior parte dei quali iscritti o neolaureati alla John Cabot University di Roma. I membri del nostro team sono specializzati in videoproduzione, marketing o strategia aziendale. Abbiamo 5 progetti documentari in varie fasi, dallo sviluppo al circuito dei festival cinematografici. I nostri progetti cinematografici sono stati selezionati e proiettati in 26 diversi festival cinematografici e abbiamo vinto 12 premi. L’89% delle persone coinvolte con SFF sono donne, in un settore in cui solo circa il 35% delle troupe di film narrativi sono donne e il 42% delle troupe di film documentari sono donne.
Di recente hai rilasciato una serie di video pillole intitolate Women in Progress. Puoi dirci di più su questo progetto e sulle donne davanti e dietro la telecamera che ci hanno lavorato?
La docuserie Women in Progress è una produzione So Fare Films realizzata interamente dai nostri giovani registi, un gruppo che chiamiamo Emerging Creators. L’Emerging Creators Network è il nostro modo per collegare l’istruzione in classe con l’esperienza pratica nel flusso di lavoro del cinema professionale. È una piattaforma per registi emergenti per coltivare e affinare i loro portfolio, attraverso il contatto con mentori e colleghi, e condividere il loro lavoro con il mondo attraverso i canali della società di produzione, portando al loro lavoro maggiore visibilità, legittimità e slancio. I creatori emergenti non sono solo registe o registi ma lavorano anche nel marketing dei media e nella strategia aziendale per l’azienda.
Il prodotto di punta di Emerging Creators è la serie Women in Progress, una celebrazione della creatività, della passione e dell’iniziativa delle donne. Ogni stagione presenta tre brevi episodi che mettono in risalto donne fantastiche a Roma che hanno tracciato un percorso alimentato dal loro sogno.
La prima stagione ha debuttato il 3 marzo 2022 e comprende la pittrice Anne Sibireff, la comica e fondatrice di Rome Comedy Club Marsha DeSalvatore, e l’imprenditrice di Beehive Bagels, Linda Martinez. La stagione 2 è già in produzione e vedrà coinvolte altre tre protagoniste meravigliose.
I creatori emergenti che hanno realizzato e realizzeranno questi episodi sono studenti o neolaureati in media e comunicazione che cercavano un progetto collaborativo che migliorasse le loro capacità e desse loro la possibilità di creare qualcosa che sarebbe stato promosso al di fuori dei propri circoli sociali. Ci aspettiamo che ogni stagione sia migliore dell’ultima perché Women in Progress è esso stesso un work in progress, che racchiude la nostra filosofia aziendale di learn by doing, cioè dell’apprendimento tramite l’esperienza.
L’approccio learn by doing è molto diffuso negli USA e in generale nei paesi anglosassoni, qual è stata la tua esperienza con i tuoi studenti italiani quando li hai coinvolti per la prima volta nel tuo progetto?
Nella mia esperienza gli studenti italiani sono estremamente competenti con la memorizzazione e la disciplina, ma alla loro formazione a volte è mancata una collaborazione soddisfacente e un legame personale con un mentore.
Mentre gli studenti americani tendono ad essere più naturalmente imprenditoriali, gli studenti italiani tendono ad aspettare la leadership e la direzione. Tuttavia, gli studenti italiani hanno un valore inestimabile nelle sessioni di feedback quando il nostro team si riunisce per discutere del lavoro che stanno facendo: gli americani tendono ad essere eccessivamente positivi e incoraggianti, cosa apprezzata, ma non sempre costruttiva, e gli italiani sono molto diretti e chiari nella loro valutazione del lavoro. Sono anche un po’ più bravi nell’integrare il feedback e nel non essere personalmente legati al loro lavoro.
Hai lanciato una campagna di raccolta fondi per sostenere il tuo documentario Simulating Religious Violence. Di cosa tratta il documentario e come funziona una campagna di raccolta fondi?
Simulating Religious Violence è un documentario sull’uso dell’intelligenza artificiale per comprendere il terrorismo religioso. È la storia di un gruppo di informatici e studiosi di religione che sfruttano la tecnologia all’avanguardia della simulazione al computer per capire meglio come le persone si radicalizzano e come le idee e le identità religiose possono alimentare crescenti ansie e violenze xenofobe. Questi scienziati intraprendono un processo di scoperta per vedere se possono costruire uno strumento per programmare, prevedere e persino prevenire il terrorismo religioso.
Ho filmato gli scienziati negli Stati Uniti, in Norvegia e in Grecia tra il 2015 e il 2019 e il team di So Fare Films ha iniziato la post-produzione nel 2020. Ora il film è quasi completato, ma dobbiamo raccogliere fondi per completare il montaggio del suono, la correzione colore, l’iscrizione ai festival cinematografici, le licenze e le tutele legali. Abbiamo l’obiettivo ambizioso di ottenere la distribuzione in broadcast o in streaming e sappiamo che costa un sacco di soldi preparare un film per un buon distributore. Quindi ci stiamo rivolgendo alla nostra comunità di amici e familiari e stiamo ampliando il nostro pubblico il più rapidamente possibile per raccogliere $35.000 in un mese.
Il crowdfunding, nell’ultimo decennio, è diventato una delle principali vie di finanziamento per i registi indipendenti e siamo stati curiosi e nervosi all’idea di metterci alla prova. Dirò che è MOLTO LAVORO, ma anche molto potente per costruire il nostro scrigno di risorse e per comunicare strategicamente la nostra azienda e la missione cinematografica… e vedere l’entusiasmo e i soldi arrivare.
Ad ora, abbiamo raccolto il 40% dell’obiettivo della nostra campagna e speriamo di continuare ad attirare il sostegno di persone che sanno che ci vuole un villaggio per completare un film indipendente. Le voci di autori indipendenti sono una risorsa preziosa per una società civile espressiva e vivace e crediamo che le persone vogliano vederci avere successo e vogliano partecipare al nostro successo! i sostenitori possono fare un impegno su www.SRVfilmsupport.com e anche guardare lo straordinario video preparato dai registi emergenti di So Fare Films.
Grazie Jenn e fingers crossed per la campagna di crowdfunding!
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