Lo dice la Treccani.
“Cronaca di una lingua che, finalmente, si evolve”
(cit. www.treccani.it) –
di Giorgia Meniconi
30 Settembre 2022
Venerdì 16 settembre, in occasione della 23esima edizione del Festival Pordenonelegge, è stata presentata in anteprima la nuova edizione del Vocabolario Treccani.
Curiosa come sono e speranzosa di leggere un aggiornamento al passo con i tempi, che sembrano maturi, sono corsa a leggere i cambiamenti, sperando fossero volti a creare maggiore equilibrio tra i generi, nell’uso di una lingua che è da sempre androcentrica.
E indovinate un po’? Sono stata soddisfatta! E molto!
Vi racconto cosa è cambiato:
Per prima cosa si tratta del primo vocabolario a non presentare le voci privilegiando il genere maschile, cioè cercando un aggettivo si troverà sempre anche la sua forma femminile e sempre in ordine alfabetico. Mi sembra perfetto l’ordine alfabetico: non fa torti a nessuno/a, è democratico, è una scelta pratica non politica.
Per esempio: il significato della parola “buono” si troverà sotto la voce buona, buono.
E non finisce qui! E’ stato dato il giusto spazio alle corrette forme femminili di tutti quei ruoli e/o professioni che oggi sono ancora declinati maggiormente al maschile.
Per esempio: medica, soldata, notaia, architetta, avvocata, ingegnera.
Sono commossa spesso mi intrattengo con persone più o meno conosciute cercando di spiegare che non si tratta di una vocale come spesso i/le benaltristi/e pensano, ma di una corretta abitudine a chiamare con il giusto nome le cose e le persone come la grammatica insegna. Ora grazie a questo nuovo aggiornamento potrò dire: “Vai a controllare sulla Treccani!”.
Devo dire che negli ultimi anni anche Zanichelli e Accademia della Crusca hanno fatto la loro parte, ma non c’è limite agli alleati che possiamo avere per il bene di un linguaggio più inclusivo! Non credete?
Inoltre, un’altra importante novità è che nelle definizioni e negli esempi, sono stati eliminati i cosiddetti “stereotipi di genere”, per cui non dovremo più leggere esempi in cui la donna cucina o stira, mentre l’uomo leggere il quotidiano o lavora. Incredibile vero?
Calcolando che ancora oggi nei problemi di matematica delle elementari vengono proposti circa 50 mestieri declinati al maschile e più o meno 3 o 4 per al femminile (mamma, maestra, infermiera, …). Dipende dall’autore ovviamente, ma la statistica è ancora sconfortante….
Direi che è un passo in avanti molto importante che trascinerà anche i più restii….
E invece NO!
Anche di fronte ad un aggiornamento che ha richiesto anni di lavoro, non 5 minuti utili a formulare un post, ci sono alcuni/e che hanno voluto fare polemica, come Massimo Arcangeli, critico letterario, ordinario di Linguistica italiana all’Università di Cagliari che dice:
“Mi dispiace dirlo perché Treccani è un istituto serissimo, ma questa a mio avviso è stata una pura operazione di marketing, ridicola e bizzarra, scientificamente insensata e ideologicamente inconsistente”
Che posso dire? Sarà un’operazione di marketing … l’importante è che sia ben riuscita!
E nel mio caso lo è!
Io infatti ho già ordinato il volume da mettere in bella vista a casa mia, prenderò un bel piedistallo (tipo quelli che alcuni hanno in cucina sul quale troneggia il libro di ricette, giuro che ho visto qualcuno che ce l’ha davvero !!!).
Così ogni volta che le mie figlie avranno un dubbio di grammatica lo risolveranno su un testo corretto e inclusivo e cresceranno senza avere mai il dubbio che ministra “suoni male”, perché ricordiamolo sempre a chi non vuol sentire: usare il termine ministro per riferirsi ad una donna è un errore blu di quelli gravi, gravissimi. O meglio, come diceva la mia prof di latino, un orrore!!
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