A tutto schermo –
La figlia oscura
28 Aprile 2022
Alla sua prima prova dietro alla macchina da presa, Maggie Gyllenhaal dirige La figlia oscura e firma anche la sceneggiatura, che le è valsa il premio come miglior sceneggiatura a Venezia 2021.
Dell’attrice Gyllenhaal abbiamo potuto ammirare la sensibilità e l’impegno che le sono valsi un Golden Globe nel 2015 per la miniserie britannica The Honourable Woman.
La figlia oscura è tratto dal terzo romanzo scritto da Elena Ferrante, pubblicato nel 2006, prima de L’amica geniale. Racconta la storia di una donna che deve fare i conti con il peso di un passato da mamma imperfetta, vittima di una maternità precoce e delle ambizioni di carriera. E’ un ritratto di donna coraggioso ed estremamente moderno, l’archetipo della madre che abbandona i propri figli è tuttora uno dei pochi tabù della nostra società.
La protagonista è interpretata da Olivia Colman, candidata all’Oscar e al Golden Globe per questo ruolo ed è affiancata da un cast di tutto rispetto: Jessie Buckley, Dakota Johnson, Ed Harris, Peter Sarsgaard, Dagmara Dominczyk e Paul Mescal.
Colman interpreta Leda Caruso, una professoressa di lettere di quasi cinquant’anni che affitta un appartamento sulla spiaggia in un’immaginaria isola greca: Kyopeli. L’arrivo di una grande e rumorosa famiglia in spiaggia comincia a muovere emozioni contrastanti in lei. L’effetto di questo incontro agisce sulla sua memoria: vedere giovani madri con figlie piccole rievoca in Leda gli anni della maternità, quando le sue due figlie, ora ventenni, erano bambine.
Attraverso i flashback che punteggiano gran parte del film, vediamo la giovane Leda (Jessie Buckley, candidata all’Oscar e ai BAFTA per questo ruolo) in difficoltà mentre tenta di emergere negli studi accademici senza riuscire a farsi spazio tra le esigenze delle figlie piccole. C’è un marito, anche lui accademico, che affronta richieste simili ma le devia su Leda. In una scena in particolare, la differente percezione della fatica risulta violentemente impari.
La famiglia è in vacanza in una baita isolata in montagna e, durante un temporale, dà rifugio a una coppia di viaggiatori. La parte femminile della coppia è interpretata con intensità e cuore da Alba Rohrwacher, che porta in scena una donna che, pur non avendo figli, sembra essere l’unica a comprendere lo strazio di Leda.
Il padre delle bambine sospira ascoltando gli itinerari dei viaggiatori: “Ecco com’è la vita senza figli”.
Eppure lui stesso viaggia, va a convegni, porta i suoi studi all’estero anche per lunghi periodi, durante i quali Leda è terrorizzata all’idea di non riuscire a far fronte alle difficoltà genitoriali da sola. Leda tace, ha solo un sussulto quando scopre che la parte maschile di quella coppia ha dei figli. Ma non sono lì. Lui ha fatto altre scelte. E quel sussulto viene colto perfettamente dalla viaggiatrice, che chiede a Leda di leggere qualcosa di suo, come se cercasse di farle ricordare che anche lei è una persona e che merita di essere ascoltata.
Ora, con la famiglia numerosa della spiaggia, la sua attenzione e i suoi ricordi si fissano su una giovane madre, Nina (Dakota Johnson), che prima della fine del racconto avrà un dialogo sincero e disperato con Leda. Un’amicizia che resta nascosta, mentre nel contesto che circonda le due donne c’è un’atmosfera di pericolo imminente: nella violenza latente della presenza degli uomini, e nell’aggressività petulante delle donne.
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