A tutto schermo –
Ragazze elettriche
29 Maggio 2023
La serie Ragazze elettriche (The Power), disponibile dal 31 marzo su Prime Video, è tratta dal romanzo omonimo di Naomi Alderman, vincitore nel 2017 del Baileys Women’s Prize.
La serie è stata ideata dalla stessa scrittrice e da una writers’ room tutta al femminile.
È una storia di fantasia: ci troviamo in un mondo parallelo in cui vige la stessa tecnologia, identici adolescenti e genitori più o meno distratti. Iniziano però a verificarsi degli strani fenomeni: le adolescenti si accorgono di avere un potere. Più precisamente, dalle loro mani sprigionano elettricità.
Ovviamente non sanno minimamente come gestire questa cosa, perlomeno all’inizio. C’è chi incendia microonde, chi si lascia sfuggire delle saette nei momenti di intimità. Tutti fatti che all’inizio vengono considerati incidenti di percorso. La serie si concentra soprattutto su quattro adolescenti che vivono in parti diverse della Terra.
L’adattamento seriale, curato con buona dosa di fedeltà alla materia letteraria da parte della stessa Alderman, assieme a Raelle Tucker e Sarah Quintrell, descrive la varie protagoniste le cui storie procedono parallele: incontriamo dunque Allie (Halle Bush), una ragazza che trincera dentro un mutismo selettivo la rabbia provocata da una situazione d’abuso; Tatiana (Zrinka Cvitesic), moglie del premier moldavo, insofferente al suo ruolo; Roxy (Ria Zmitrowicz), la figlia illegittima e ambiziosa di un gangster londinese e Jos (Auli’i Cravalho), la figlia ribelle della sindaca di Seattle Margot (Toni Collette). A documentare l’intera vicenda il giornalista nigeriano Tunde (Toheeb Jimoh, già visto in Ted Lasso), che si trova a raccontare il destino delle giovani donne attorno a lui.
La domanda che si pone la serie è: come verrà usato questo potere?
Improvvisamente, e senza preavviso, le adolescenti sviluppano il potere di folgorare gli altri a piacere, inoltre possono risvegliare i poteri elettrici delle donne mature solo toccandole. La serie si dipana tra Londra e Seattle, dalla Nigeria alla all’Europa dell’Est, mentre il potere elettrico evolve da un lieve formicolio alle clavicole delle adolescenti sino ad un rovesciamento totale nell’equilibrio del potere nel mondo in cui le donne si impongono sugli uomini.
Il girl power darà vita a una società matriarcale dove le giovani supereroine si faranno giustizia da sole contro stupri, vessazioni e discriminazioni.
Ottima è la performance di Toni Collette: la star di United States of Tara riesce a rubare la scena a tutte e quattro le teenager protagoniste; come donna in politica, il suo personaggio, Margot, ha già scalato diverse barriere d’accesso, ma si ritrova comunque a dover rendere conto ad altri colleghi maschi e al contempo a dover compiacere lo sguardo dei suoi elettori a volte assecondando una freddezza maschile malauguratamente introiettata. È interessante anche la dinamica con la figlia Jos, che la ostacola sfacciatamente.
La sceneggiatura è molto variegata: si passa da una furiosa rivolta in Arabia Saudita alla scena in cui un’intera scolaresca femminile viene ammanettata per impedire loro di usare i propri poteri “elettrici”, Esilarante il momento in cui una delle protagoniste mette al suo posto il buttafuori di una discoteca, imponendogli di sorridere: “Ecco, così, sei più carino quando sorridi”, gli dice, in un ribaltamento di genere che fa accapponare la pelle se pensiamo quanti maschi, nella realtà e senza la possibilità di infliggere un elettroshock, pretendono lo stesso dalle loro interlocutrici.
A tutte le ragazze, quindi, viene data la possibilità di sfuggire alle situazioni più varie di sottomissione: dalla violenza sessuale alla misoginia, dalla limitazione dei diritti riproduttivi alle “banali” battute per strada.
Il potere però darà loro alla testa e commetteranno alcuni degli errori fatti in passato dagli uomini.
Non si è infatti migliori in quanto uomini. Ma non lo si è nemmeno in quanto donne. Tutti sbagliamo perché la sete di vendetta, la violenza, le tentazioni albergano in qualsiasi cuore. Per dirla con termini contemporanei, il male è no gender. Purtroppo.
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