A tutto schermo –
Mur
31 Ottobre 2023
Mur è il film diretto da Kasia Smutniak, girato in Polonia, il suo paese natale, lungo il confine che è divenuto un vero e proprio muro contro i migranti.
Alla sua prima regia, Smutniak si confronta con la crisi umanitaria al confine bielorusso nel documentario che ha co-prodotto con Domenico Procacci e Laura Paolucci e scritto con Marella Bombini.
Nelle sale dal 20 ottobre con Luce Cinecittà, dopo l’anteprima mondiale al Toronto International Film Festival il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione “Proiezioni speciali”.
Racconta Smutniak a Vanity Fair:
“Avevo un disperato bisogno di gettare luce sulla situazione dei migranti respinti ai confini dell’Europa, al confine tra Polonia e Bielorussia. Dopo il primo viaggio con Diego Bianchi, in cui abbiamo girato un reportage su quella situazione drammatica per Propaganda Live, ho cominciato a ragionare su come e cosa potevo fare. E sono partita”.
Qui l’intervista completa. Trailer qui.
La sinossi ufficiale
Marzo 2022, da pochi giorni la Russia ha invaso l’Ucraina e l’intera Europa si è mobilitata per dare asilo ai rifugiati. Il Paese che si è distinto per tempestività e generosità è stata la Polonia, lo stesso Paese che ha appena iniziato la costruzione del muro più costoso d’Europa per impedire l’entrata di altri rifugiati.
Una striscia di terra che corre lungo tutto il confine bielorusso, chiamata zona rossa, impedisce a chiunque di avvicinarsi e vedere la costruzione del Muro, il protagonista della storia raccontata in questo film.
Kasia Smutniak esordisce alla regia con un film che è allo stesso tempo un diario intimo e una denuncia.
Il percorso, un incerto e rischioso viaggio nella zona rossa dove l’accesso non è consentito ai media, inizia davanti a un muro e davanti a un altro muro finisce. Grazie all’aiuto di attivisti locali e con una leggerissima attrezzatura tecnica, la regista raggiunge il confine e filma ciò che non si vuole raccontare.
Il primo muro respinge i migranti che arrivano da terre lontane attraversando il bosco più antico d’Europa, una frontiera impenetrabile in un mare di alberi. Puszcza Białowieża, così si chiama quel bosco, che, proprio come il mare, è un elemento nuovo per le migliaia di persone che tentano il viaggio. Il secondo, quello di fronte alla finestra di casa dei nonni a Łódź, dove la regista giocava da bambina, è il muro del cimitero ebraico del ghetto di Litzmannstadt.
Cercando di riconciliarsi con il proprio passato, Kasia Smutniak torna a casa con una forte consapevolezza: l’accoglienza non deve fare distinzioni, chiunque sia in pericolo va soccorso, un continente che si definisca democratico non innalza muri.
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