Protagoniste: Sara Recordati

29 Novembre 2022

Questo mese incontriamo la nostra socia Sara Recordati, giornalista e scrittrice. Il suo secondo romanzo, Tigri di carta, è l’opera vincitrice della IV edizione del Premio Letterario RTL 102.5 e Mursia Romanzo Italiano 2020. Come abbiamo scoperto in tanti incontri, le strade per arrivare a dove si è oggi non sempre sono le più ovvie. Iniziamo quindi con la nostra classica domanda rompighiaccio.

 

Ciao Sara, ci racconti del tuo percorso professionale e come sei arrivata al giornalismo?

 

Mi sono laureata in Lettere con indirizzo in Storia dell’arte, poi ho proseguito gli studi per altri tre anni di specializzazione: desideravo lavorare in una soprintendenza.

 

In quel periodo sono andata negli Stati Uniti, ho fatto uno stage al Guggenheim Museum di New York e poi ho vinto una borsa di studio al Metropolitan Museum.

 

Mentre ero lì, negli anni Novanta, ho cominciato a collaborare con alcune riviste alle quali mandavo pezzi sulle mostre.

 

Tornata in Italia, ho capito che il mondo dell’arte era inaccessibile, ho continuato le collaborazioni con i giornali finché sono stata assunta in Hachette Rusconi come praticante.

 

Il giornalismo è stata la mia seconda scelta, ma ne sono molto contenta.

 

 

Quali sono le storie e i personaggi che ti interessano e che cosa ti appassiona del tuo lavoro?

 

Oggi lavoro per il settimanale Gente, dove mi occupo di cinema e di temi di genere: a volte riesco a unirli.

Mi appassionano le storie di donne.

Per esempio, di recente ho scritto un’inchiesta sulla sessualità nelle over 60, partendo dalla commedia Il piacere è tutto mio, con Emma Thompson, che assume un giovane escort e si mostra nuda sul grande schermo senza vergogna.

 

Oppure un pezzo su Il corsetto dell’imperatrice, che tratta un tema stravisto come la vita di Sissi, ma da un punto di vista nuovo. Perché la racconta dopo i 40 anni: all’epoca una donna era considerata vecchia e Sissi si torturava tra diete e palestra per mantenere la propria bellezza. Secondo la regista Marie Kreutzer, da allora per le donne non è cambiato granché. Anzi, oggi ci si aspetta che restino belle, magre e giovanili mentre si adoperano a fare tutto.

 

Oltre che giornalista, sei anche scrittrice. Sei al lavoro su nuovi progetti e che cosa ti piacerebbe vedere nel tuo lavoro?

 

Ho scritto e pubblicato due romanzi con le donne al centro (La figlia sconosciuta, Bookabook, 2016 e Tigri di carta, Mursia, 2020) e sono al lavoro sul terzo.

 

Mi piacerebbe che la critica cinematografica in Italia fosse meno fredda e cerebrale e tenesse conto di quanto alcuni film siano emozionanti nel raccontare le donne.

 

Faccio due esempi: All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras, documentario Palma d’oro al festival di Venezia, che la critica italiana non aveva nemmeno preso in considerazione (molti non l’avevano proprio visto) e che  invece è un capolavoro nel raccontare la condizione femminile degli ultimi decenni attraverso la storia della grande artista–fotografa Nan Goldin.

 

Oppure L’immensità di Emanuele Crialese, film molto criticato, ma invece straordinariamente intenso nel narrare una donna bloccata in un matrimonio infelice, in anni in cui non c’era il divorzio. Le dinamiche psicologiche di quella coppia, mi sono apparse ancora tristemente attuali.

 

 

Grazie Sara per aver condiviso le tue riflessioni ed esperienza!

 

Curiose/i di sapere di più di Tigri di carta? Scopritelo qui.

 

 

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