La donna del mese –
Olivia Colman
– di Claudia Catalli

29 Maggio 2021

Se capitate al cinema in questi giorni non potete perdere The Father, un film delicato e complesso sul mai pacifico rapporto padre e figlia, dove il primo soffre di Alzheimer e la seconda cerca in tutti i modi di accudirlo tentando di non implodere. A rendere tridimensionali e appassionanti entrambi i ruoli troviamo due attori di inestimabile bravura: il leggendario Anthony Hopkins e “sua maestà” Olivia Colman, regina memorabile della serie The Crown. Ecco, il suo è uno di quei nomi di fronte ai quali i non addetti ai lavori arricciano il naso, eppure, con la lentezza tipica di chi non conquista per aderenza alle mode del momento, ma per il suo titanico talento, l’inglese Sarah Caroline Colman, per tutti Olivia, sta diventando, meritatamente, una star a livello mondiale.

 

Classe ’74,  vanta una gavetta importante tra teatro, cinema e TV, più una serie di lavoretti per mantenere la passione d’attrice e l’affitto – è stata anche donna delle pulizie, come mi ha raccontato quando l’ho intervistata la prima volta, qualche anno fa, ai tempi di The Night Manager, i ruoli della corona non erano neanche all’orizzonte.

 

Per quella legge sacra della meritocrazia in cui solo i migliori osano sperare, sono arrivati piano piano anche i personaggi che l’hanno consacrata e fatta conoscere al pubblico, su tutti le regine a cui ha dato vita e spessore. Ne ho parlato nella terza puntata del podcast Back to the cinema, intitolata appunto La seduzione del potere (per ascoltarla: 3. La seduzione del potere: da Bridgerton a Marie Antoinette). Da una parte c’è Anna, la sovrana protagonista del pluripremiato La Favorita del regista greco Yorgos Lanthimos, una regnante goffa e stanca, ingombrante quanto emotivamente fragile, appesantita nel fisico e nella mente. Insicura cronica, fuori forma, claudicante, dipendente affettiva, straziata da una serie di figli mai avuti (ben 18 tentativi non andati a buon fine), si fa influenzare in tutto e per tutto da chi le sta intorno, è indolente e a tratti infantile.

 

Dall’altra c’è la regina Elisabetta II che interpreta dalla terza stagione di The Crown in poi su Netflix, la monarca solida e consapevole che tutti conosciamo. Una donna matura tutta d’un pezzo, capace di tenere le redini del regno come del suo matrimonio, e di scegliere, decidere, imporsi sulla sua famiglia come sul Primo Ministro. Ha coltivato relazioni speciali – da quella con sua sorella Margaret a Lord Porchie – senza però restarne sopraffatta, esercitandosi anzi nel mettere in pratica ogni giorno di più il consiglio antico della Regina Madre: non provare nulla come prova più alta della capacità di poter regnare in modo imparziale. La corona prima di tutto, sembra dire ad ogni puntata il volto impassibile di Olivia Colman, che solo nel terzo episodio cede a una commozione sincera, di fronte alla tragedia di Aberfan, con 116 bambini morti su 144 vittime. Le lacrime vere della Colman convincono tutti, anche i nostalgici di Claire Foy, che è lei e solo lei il volto giusto per incarnare la regina Elisabetta II.

 

Camaleontica, autoironica, intelligente, è un’attrice che sa ridere molto di se stessa. In Fleabag è la matrigna che non ti aspetti, artistoide tutta facciata e good manners, capace però di battute e gesti molto meschini celate da un sorriso di convenienza, come sa bene la protagonista (è stata la stessa Colman a chiedere a Phoebe Waller-Bridge di poter essere “il più terribile possibile”). Arriviamo alla figlia, dolcissima e irresistibile, di The Father: una donna in frantumi, che ce la mette tutta per affrontare i momenti più complicati della malattia del padre, che ogni giorno confonde volti, luoghi e piani temporali. È l’ennesima performance imperdibile, quanto mai carica di umanità ed empatia, di un’attrice che non fa altro che sorprendere, nella sua abilità di accogliere un ruolo e farlo suo al 100%, senza curarsi di imitazioni, o compiacimenti di sorta. Entra a capofitto in un personaggio e ci sparisce dentro, e così le donne che porta sullo schermo prendono vita, diventano tridimensionali, tanto che a volte sembra di conoscerle da sempre. E finiscono per essere indimenticabili.

 

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