La complessità dei numeri solitari ovvero delle ricerche sul mercato presentate al MIA Market 2021
– di Domizia De Rosa

30 Ottobre 2021

Preparando l’agenda per il MIA Market, i primi spazi che ho bloccato in calendario sono stati quelli di giovedì 14 ottobre, da dedicare alle ben due ricerche sul mercato audiovisivo italiano, che sarebbero state presentate presso il The Space Cinema Moderno di Roma. Nuovi numeri, evviva.

 

La prima ricerca in agenda è stata lo Studio sull’industria audiovisiva italiana nei mercati internazionali, rapporto realizzato dal Centro Ricerche Economiche e Sociali Rossi-Doria dell’Università Tre di Roma per conto di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione.

 

Per seconda il 3° Rapporto APA sulla produzione audiovisiva nazionale, che vede i contributi di più partner scientifici.

 

Due occasioni preziose per capire le dimensioni e il peso economico della nostra industria. E per confermare quello che sappiamo – fare ricerca e leggere il mercato non è cosa semplice. E a volte anche leggere le ricerche stesse implica ulteriore ricerca.

 

Ad esempio, per comprendere l’ambito di riferimento dello Studio ICE bisogna individuare la nota 5 di pagina 16 del libretto cortesemente distribuito ai/lle partecipanti in presenza dove rimanda per la definizione di ‘servizi audiovisivi’ alla sezione SK1 della classificazione nazionale EBOPS (Extended Balance of Payments Services Classification), classificazione che forse non tutte/i utilizzano quotidianamente.  Come sempre un Google Search viene in aiuto nel momento del bisogno ed ecco di che cosa si tratta:

 

“il calcolo del valore delle esportazioni italiane in termini di servizi audiovisivi e cinematografici viene effettuato selezionando il codice SK1 Servizi audiovisivi e servizi correlati, che raccoglie dati relativi a:

– la produzione di film (su pellicola o videocassetta), di programmi radiotelevisivi (in diretta o registrati) e di registrazioni musicali; (a livello internazionale così aggiornato:  production of motion pictures (on film, videotape, or disk or transmitted electronically), radio and television programmes (live or on tape) and musical recordings);

– il noleggio di prodotti audiovisivi e connessi e l’accesso ai canali televisivi criptati (quali i servizi via cavo o via satellite);

– i prodotti audiovisivi su larga scala acquistati o venduti per l’uso permanente forniti elettronicamente;

– i compensi percepiti da artisti, autori, compositori, ecc.;

Sono esclusi i compensi o le licenze per riprodurre e/o distribuire prodotti audiovisivi (inclusi nei compensi per l’uso della proprietà intellettuale n.i.a.)”

(fonte: Valutazione Di Impatto Della Legge Cinema E Audiovisivo – Anni 2017-2018)

 

La licenza dei diritti televisivi è quindi esclusa dal quadro e così abbiamo già perso metà del ritratto, in un’epoca che ha visto la lunga chiusura delle sale cinematografiche, il moltiplicarsi delle offerte on demand e la crescita di contenuti con formati e destinazioni non convenzionali. D’altra parte i dati presentati arrivano solo in alcune slide al 2020 e quindi il presente è ancora lontano.

 

Ma vediamo com’è andata la presentazione e le evidenze della ricerca ICE.

 

Dopo i benvenuti istituzionali del MIA, hanno introdotto lo Studio sull’industria audiovisiva italiana nei mercati internazionali gli interventi in presenza della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni del MiC – Ministero della Cultura, del Sottosegretario Manlio Di Stefano del MAECI – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (con un video preregistrato), Roberto Luongo, Direttore Generale di ICE e Maria Giuseppina Troccoli per la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, in rappresentanza del Direttore Generale Nicola Borrelli con la moderazione di Roberto Stabile, Responsabile delle Relazioni Internazionali ANICA e coordinatore dei Desk Audiovisivi ICE.

 

Il pubblico ha apprezzato le osservazioni di buon senso condivise dagli/lle ospiti, in particolare la chiarezza e la fermezza della Sottosegretaria Borgonzoni, tuttavia il prolungarsi della ripetuta evocazione dei numeri ancora non condivisi ha portato molti a controllare l’orologio all’insegna del “Tutto molto interessante, ma quanto tempo resta per la presentazione? Tra poco ho un altro impegno”.

 

Ha quindi presentato l’attesa ricerca Pasquale Lelio Iapadre, Professore associato di Economia Politica presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione e di Economia dell’Università degli Studi dell’Aquila, con numerose segnalazioni in relazione a quel che manca e a quel che non è certo – assenze condensate nell’ultimo dei Messaggi Principali Del Rapporto, punto 23 a pagina 9 del libretto già menzionato:

 

“Valutazioni più approfondite dell’impatto delle politiche di sostegno sulla competitività internazionale dell’industria audiovisiva italiana richiedono ulteriori ricerche, basate su dati e informazioni qualitative a livello di impresa, da raccogliere con indagini dirette”.

 

Tradotto: bisogna parlare con chi opera sul mercato. Intuizione che ha colto molti durante lo scorrimento delle slide e dei grafici (per lo più privi di etichette, ovvero di numeri) e basati su dati terzi provenienti da MPA, WTO, OECD, Eurostat, Istat, Cinetel, SIAE, EAO/Lumiere e che agli ottimisti ha fatto pensare: “Bella questa franchise, mi ricorda Dune, quando arriva la seconda parte?”.

 

Con questo spirito interrogativo parte del pubblico è quindi passata alla seconda ricerca del giorno,  che è stata seguita con maggiore partecipazione e calore grazie al ritrovarsi fra volti familiari per molte/i e alla temperatura della sala.

 

In questo caso i/le presenti hanno ricevuto comoda cartellina stampa e chiavetta USB per poter compulsare con agio i materiali in un secondo tempo. Nonché penna che scrive molto bene, molto apprezzata da chi si diletta ancora di scrittura manuale.

 

Il  3° Rapporto APA sulla produzione audiovisiva nazionale ha avuto invece pronta presentazione grazie al Presidente di APA Giancarlo Leone, riservando alla seconda parte dell’evento il momento panel, che ha visto protagonisti Maria Pia Ammirati, Direttore Fiction Rai, Eleonora Andreatta, Vice Presidente delle Serie Originali Italiane Netflix e Daniele Cesarano, Direttore Fiction RTI Spa – Gruppo Mediaset e dove si è parlato di palinsesti, programmazione, investimenti, abbonati e serialità.

 

Gli occhi hanno inoltre ringraziato i gradevoli bluette e la presenza di omini e donnine at work per lo svecchiamento della presentazione stessa.

 

La ricerca ha confermato quello che stiamo già osservando da tempo: la centralità della produzione di  opere originali per tutte le piattaforme, la crescita della produzione di fiction destinata al non lineare, la crescita della contribuzione degli operatori SVOD e l’aspettativa di crescita della domanda da parte sempre degli operatori SVOD.

 

I numeri che si sono notati:

-sono state 111.287 le persone coinvolte nel 2020 nelle attività dell’audiovisivo

-il valore complessivo della produzione audiovisiva nazionale è di circa 1 miliardo e 300 mila euro

-nel 2020 gli operatori della TV lineare hanno contribuito per il 42% (circa €260 milioni) alla produzione Fiction per la TV, gli operatori SVOD per il 15% (circa €94 milioni); l’intero valore della produzione di fiction è aumentato del 28% rispetto al 2019

-il valore di produzione della serialità nel 2023 potrebbe toccare i 900 milioni di euro, anche grazie alla crescita della domanda degli operatori SVOD.

 

Da qui la necessità di regole di ingaggio eque fra streamer e produttori indipendenti e la proposta di cancellazione della tassa sulla concessione governativa su canone per neutralizzare gli effetti della riforma degli affollamenti pubblicitari sulla RAI, che continua ad essere un committente fondamentale per il mercato.

 

Quindi molto bene per quanto riguarda la continuità che il Rapporto APA sta mantenendo con la sua regolarità e lo stimolo che viene dato al mercato e agli interlocutori istituzionali con le proposte che vengono portate avanti di anno in anno.

 

Molto bene anche il focus sul divario di genere, o meglio le intenzioni – perchè i dati presentati non provengono dalle analisi dei partner eMedia o Symbola o OFI o CeRTA o della ricercatrice Federica D’Urso, bensì dall’European Audiovisual Observatory, utilissimo per quanto riguarda lo sguardo sull’Europa, ma con poca profondità quando si va a indagare dentro i singoli dati di genere, che tra l’altro non vengono disaggregati nella slide presentata, ribattezzata nel panel la ‘slide delle donne’.

 

Sempre durante il panel Leone ha promesso che nel prossimo rapporto saranno sicuramente presenti i dati di genere  italiani. Ottimo, metto un post it virtuale con data  ottobre 2022 in calendario.

 

Nel frattempo, direi inevitabile l’auspicio e l’invito a misurare direttamente e con i partner scientifici e/o istituzionali più opportuni il divario di genere (e non semplicemente ‘le donne’) nell’industria audiovisiva italiana, a cogliere i trend del lungometraggio, certo, ma ancor di più quelli della serialità, per i quali i dati sono quanto mai carenti e dove l’immissione di talenti femminili è in corso proprio adesso, come ha ricordato Andreatta, portando l’esempio di Netflix che ha visto al lavoro sulle sue fin qui 16 serie originali italiane 27 sceneggiatrici (39% del totale) e 13 registe (37% del totale).

 

Proprio perché l’industria audiovisiva italiana è in crescita e le potenzialità sono molte, è fondamentale conoscere la propria struttura, i propri punti di forza e le proprie debolezze e ancora di più conoscere quello che sappiamo ancora solo per sommi capi.

 

Misurare il divario di genere è la prima chiave per poter arrivare un quadro realistico e per prepararsi già al passaggio successivo, misurare l’effettiva inclusività del settore, che si tratti di disabilità, identità di genere, provenienza, età e quanto altro sarà necessario illuminare.

 

Come una certa particella di sodio, le ricerche oggi disponibili tendono a non incontrare le proprie simili e a non dialogare tra di loro. È il momento di cambiare strada e di alleviare la solitudine dei numeri decontestualizzati.

 

La registrazione dell’evento è disponibile QUI per gli/le accreditati/e al MIA Market.

QUI per il Rapporto APA.  QUI per una sintesi del Rapporto.

 

L’ICE è l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. L’ICE è l’organismo attraverso cui il Governo favorisce il consolidamento e lo sviluppo economico-commerciale delle imprese italiane sui mercati esteri. Agisce, inoltre, quale soggetto incaricato di promuovere l’attrazione degli investimenti esteri in Italia.
Il Centro Ricerche Economiche e Sociali Manlio Rossi-Doria è un Centro di Eccellenza istituito nel 2013 presso l’Università degli Studi Roma Tre con il fine di promuovere e realizzare studi, ricerche e attività di alta formazione nel campo dello sviluppo economico e dello sviluppo umano nelle diverse declinazioni geografiche, territoriali e settoriali, con chiavi di lettura interdisciplinari.Tra i suoi focus: il commercio, gli investimenti esteri, le relazioni internazionali, le catene globali del valore e l’economia italiana, con particolare riferimento al Mezzogiorno, la coesione e le politiche di sviluppo.

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