I numeri non mentono mai.
Audiovisivo, donne e occupazione

28 Ottobre 2022

I numeri non mentono mai, tuttavia la validità e l’utilità delle loro risposte dipendono dalla domanda.

 

Lo scorso 14 ottobre è stato presentato al MIA Market il 4° Rapporto APA dell’industria audiovisiva italiana, realizzato dall’Associazione Produttori Audiovisivi (APA) con il patrocinio di MiC – Ministero della Cultura e Istituto Luce Cinecittà.

 

Come nelle occasioni precedenti ha guidato la presentazione e il successivo dialogo Giancarlo Leone, Presidente, APA.

 

A commentare i dati e lo stato presente e futuro del mercato sono stati Alessandro Araimo, General Manager Sud Europa, Warner Bros. Discovery, Maria Pia Ammirati, Direttrice, Rai Fiction, Roberto Luongo, Direttore Generale, ICE – Italian Trade Agency, Nicola Borrelli, Direttore Generale, Direzione Generale Cinema e Audiovisivo – MiC e  Jaime Ondarza, EVP & South EMEA Hub Leader, Paramount Global.

 

La ricerca è stata svolta da eMedia per le sezioni La produzione audiovisiva nazionale: valori economici e tendenze di settore e La circolazione estera di serie e film per la TV e il VOD, dall’Osservatorio sulla Fiction Italiana (OFI) per la sezione Serie TV: Bilancio della stagione 2021-2022, da Ce.R.T.A. Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi per la sezione L’offerta Unscripted 2022 ed infine dalla Fondazione Symbola per la sezione L’occupazione nell’audiovisivo e la presenza femminile.

 

Denso di numeri e di suggestioni, l’intero rapporto richiede ulteriori letture e riflessioni. Qui ci limiteremo a segnalare alcuni dei numeri che misurano il valore del comparto:

 

  • il costo totale di produzione di contenuti originali video-televisivi (TV + VOD) ha raggiunto nel 2021 il valore di €1.420-1.470 milioni (+37% rispetto al 2017).
  • Fra il 2017 e il 2021 è cresciuto notevolmente il numero dei titoli che hanno avuto circolazione estera (da 17 a 48).
  • Sono 111.235 i lavoratori coinvolti nelle attività dell’audiovisivo. Considerando anche l’indotto, si suppone che il settore coinvolga oltre 200 mila lavoratori.

 

Il rapporto conferma la crescita della domanda di contenuto da parte della TV e del VOD (+62% fra il 2017 e il 2021) e la maggiore circolazione all’estero dei titoli originali, grazie alle commissioni delle GVP (Global Video Platform).

 

Nonostante i tempi politicamente ed economicamente incerti, il rapporto stima una crescita costante degli investimenti in serie e film TV da parte degli operatori globali VOD, che passerebbero dai €120 milioni del 2021 ai €250 milioni del 2025, supponendo quindi che tutte le piattaforme globali presenti al momento in Italia arrivino indenni e prospere al 2025 e perché no, magari si aggiungano anche quelle ancora mancanti.

 

Dati (appunto) i tempi, temiamo che sarà bene iniziare a valutare una revisione semestrale delle previsioni, piuttosto che annuale.

 

Ottimismo e pessimismo sul mercato a parte, la nostra attenzione in questa occasione si concentra sulla nuova sezione dedicata alla presenza femminile nell’audiovisivo italiano. Si tratta della prima ricerca di genere in casa APA ed è stata accolta da molto interesse e molti dubbi.

 

In L’occupazione nell’audiovisivo e la presenza femminile la fondazione Symbola ha utilizzato come fonte i dati INPS,  l’ente previdenziale del sistema pensionistico pubblico italiano, presso cui devono essere obbligatoriamente iscritti tutti i lavoratori dipendenti pubblici o privati e la maggior parte dei lavoratori autonomi, che non abbiano una propria cassa previdenziale autonoma.

 

Quindi la ricerca non ha misurato le professioniste e i professionisti effettivamente attivi nel 2021, ma quanti sono registrati presso l’ente, indipendentemente dalla loro effettiva occupabilità.

 

Il numero tornasole, ovvero quello delle registe, è in questo caso combinato con quello delle sceneggiatrici che in totale risultano essere un felicissimo 42,8%.

 

 

Il felicissimo dato non corrisponde però alle evidenze portate da tutte le ricerche precedenti che hanno misurato, a nostro parere correttamente, le professioniste occupate in un dato periodo di tempo.

 

Prendendo l’esempio delle registe, ricerche come quella presentata recentemente dal MiC a Venezia durante la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica durante il nostro 4° Seminario sulla parità e l’inclusione nell’industria cinematografica, ci dicono che per quanto riguarda l’Italia nel 2021 le registe sugli schermi sono state il 19% e le sceneggiatrici il 23%. La ricerca condotta dall’Università Cattolica/ALMED di Milano ha inoltre confermato quanto empiricamente sperimentato da molte professioniste ovvero che le carriere femminili sono più corte, presentano maggiori pause e in generale sono più instabili di quelle maschili.

 

Non basta quindi essere registrate all’INPS per contribuire attivamente all’immaginario del paese e per costruirsi una carriera pluridecennale e fertile anche fino alla tarda età.

 

A conferma di quanto noto, Female professionals in European film production, l’ultimissimo rapporto dell’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo, pubblicato lo scorso 18 ottobre, segnala che le registe di cinema sono solo un quarto di tutti i registi in Europa nel periodo 2017-2021.

 

Media europea – Fonte: Osservatorio europeo dell’audiovisivo / LUMIERE

 

Per quanto riguarda l’Italia, con le registe ci posizioniamo al terzultimo posto con il 14%, prima di Turchia e Slovenia, non migliorando rispetto alla ricerca precedente che ci vedeva sempre sotto il 15%.

 

 

Migliora invece il posizionamento delle sceneggiatrici rispetto che varcano il faticoso scaglione del 20% arrivando al 21%. Siamo però quintultime in classifica.

 

 

 

 

La notizia positiva è che possiamo migliorare, quella negativa è che di questo passo il 25% in tempi brevi continua a restare un miraggio, figuriamoci il 42,8%.

 

Ricordiamo che per estrarre i propri dati  l’Osservatorio utilizza il database LUMIERE che combina i numeri delle presenze in sala con una varietà di fonti che includono organismi nazionali ed enti statistici.

 

Anche questa fonte ha le sue mancanze, come segnalato nella ricerca, tuttavia il quadro che ci offre è proprio quello dell’impiego attivo della forza lavoro femminile nel settore audiovisivo.

 

Per quanto riguarda l’ambito televisivo, in attesa di nuovi dati, la ricerca 2021 dell’Osservatorio Female audiovisual professionals in European TV fiction production calcola per l’Italia la media delle registe fra il 10% e il 15% e quella delle sceneggiatrici tra il 25% e il 30% negli anni 2015-2019. In questo caso i dati provengono dalle elaborazioni di Plurimedia (The European Metadata Group) e dall’Osservatorio stesso. Qui un qualche miglioramento negli anni 2020-21 lo attendiamo grazie anche alle commissioni degli streamer, ma difficilmente potranno far saltare molti scalini in classifica.

 

Quindi, i dati INPS dicono la verità in relazione alle proprie iscritte e iscritti, ma non rispondono alla domanda che viene costantemente posta a livello europeo e internazionale, che anche qui ci dobbiamo porre per cambiare lo status quo:

 

quante donne stanno attivamente lavorando e creando opportunità per se stesse e per le nuove generazioni?

 

Quante siano le donne che abbiamo perso lungo il percorso attivo, ecco dove i dati INPS potrebbero aiutarci. Ma è un’altra domanda. E ancor più complicata.

 

 

Il rapporto APA è qui.

Il rapporto dell’Osservatorio europeo dell’audiovisivo per le registe di cinema è qui

La nostra sintesi del Seminario veneziano 2022 è qui.

Altri link utili:  CERTA | Symbola | Il sito di e-Media Institute risulta in rifacimento.

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