Lo Stereotipo del Mese
“La bella villana”
– di Eleonora d’Arborea

30 Ottobre 2021

Trattasi di cosiddetto stereotipo nobilitante ovvero stereotipo concepito dalla mente maschile per attribuire alla donna concupita la colpa della concupiscenza aggravata dal basso rango sociale della medesima, rispetto al presunto alto rango del concupiscente.

 

Prima di concupire tate, nannies, governanti, insegnanti di francese e di pianoforte, cugine di secondo grado, damine di compagnia ed altre fanciulle più o meno giovani ma tutte prive di pecunia propria, come ci insegna il grande romanzo ottocentesco e tutte le sue filiazioni contemporanee fintoregency, fintpvittoriano o fintoliberty,  prima di abiti impero e crinoline, prima ancora di cameriere e fantesche, c’era lei la bella villana e ancor prima la bella pastorella, rigogliosi frutti della natura, pronte per essere colte dal sapido cavaliere o semplice cittadino di passaggio.

 

La fantasia bucolica era così gradita che ci inventarono anche un genere poetico, la pastorella per l’appunto, che nel suo gentile diminutivo nascondeva dichiarate fantasie di stupro, per lungo tempo a mala pena intuite dalle un tempo sprovvedute studentesse di letteratura provenzale. Si suggerisce attenzione anche con frottole, mottetti e villanelle dei tempi a seguire.

 

La bella villana purtroppo chissà quanto inconsciamente popola ancora molti sogni. I sogni purtroppo non privati, come dimostrato da una certa spigolatrice svelata recentemente

 

Vista la grande proliferazione storica della versione nobile della villanella, ovvero la ninfa, nell’arte scultorea italiana, Invitiamo i sognatori antiquati a godersi le opere d’arte già disponibili, come ad esempio la fontana delle Naiadi (ninfe acquatiche, evidenter) a piazza della Repubblica di Roma

oppure la scattante ninfa di Saturnia.

Le scultoree fanciulle in questione ne hanno dovute vedere e sentire già di così tante in nome del simbolo, della metafora e della piacevolezza all’occhio  che non si scandalizzeranno per nuovi ammiratori.

 

In questo nostro pezzo leggero non parleremo di chi oggi esercita ancora oggi  la propria violenza sulle lavoratrici meno protette, ma ce lo diciamo, sì, che le fantasie degradanti degradano il mondo.

 

Dedichiamoci alle fantasie aspirazionali piuttosto… E quando incontriamo uno dei rari cartelli che dedicano una strada o una piazza a una donna e non sappiamo niente di lei, cerchiamola.

 

La giudicessa Eleonora d’Arborea vi ringrazia e vi saluta. Vale.

 

Disclaimer – l’immagine in apertura di articolo, che rappresenta l’onesta raccolta della zucca tratta dal ‘Tacuinum Sanitatis’, è stata volutamente ritagliata per indurre ovvie associazioni di idee.

 

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