Lo Stereotipo del Mese –
“Galline tecnologiche”
– di Astrid de Berardinis

30 Luglio 2021

Per lo stereotipo del mese di questa newsletter vogliamo strafare. È luglio, piove sabbia e la stanchezza accumulata si fa sentire, ma il team WIFTMI non può mollare la presa e andarsene in ferie senza un colpo di coda e una bella iniezione di fiducia che ci accompagni fino a settembre. Quindi double dip!

 

Ma andiamo con ordine. Partiamo dal tema della minore presenza femminile in ambito STEM (ricordiamo che STEM sta per: scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).

 

Sono decenni che politici da un lato e ricercatori dall’altro osservano e commentano quei dati che fotografano una minor presenza femminile negli ambiti di studio e lavoro legati alle discipline scientifiche. Sulle ragioni di questo gap si sono avanzate ipotesi varie. Da una parte si sottolinea una presunta innata tendenza delle donne a interessarsi ad ambiti in cui prevalga la relazione con le persone, dall’altra si riconosce il peso degli stereotipi culturali associati all’idea dello scienziato: uomo, genio asociale, poco interessato alla vita “reale”. Le ragazze sembra possano, in qualche caso, anche eccellere nelle materie scientifiche, ma perderebbero interesse a perseguire le carriere ad esse legate già a partire dalle scuole medie. Quando insomma la pubertà farebbe schizzare l’ormone ed il desiderio di dedicarsi agli altri (o di essere accettate in quanto donne). Altri simpatici incidenti di percorso andrebbero poi a convincere le poche scienziate sopravvissute indenni alla pubertà a desistere dal perseguimento di una carriera STEM. Fregarsene degli stereotipi che le vedrebbero racchie e poco femminili, ma soprattutto affrontare l’assenza di sostegni ad una eventuale maternità, differenze salariali, minor riconoscimento dei risultati conseguiti. Insomma: un percorso tutto ad ostacoli.

 

E allora passiamo all’altro stereotipo: e se a doversi cimentare con le scienze e le tecnologie fossero donne che non godono nemmeno più del beneficio dell’incoscienza e della pubertà? I percorsi individuali sono davvero così rigidi? E se una vecchia gallina ricominciasse a fare di conto o a progettare un razzo prima di fare un buon brodo?

 

Mi piace lanciarvi questa provocazione, non a caso proprio con questa newsletter con cui ci salutiamo prima delle meritate vacanze.

 

Si tratta qui di immaginare e immaginarsi capaci di superare due limiti.

 

Il primo legato all’idea che appassionarsi di scienza o tecnologia escluda la dimensione relazionale. Esiste forse una scienza che prescinda da una filosofia della scienza? Una tecnologia che possa prescindere dall’uso che se ne fa e dalla visione?

 

E poi: esiste davvero un limite anagrafico? In questo strano tempo sospeso di una pandemia che ci ha viste e visti fare i conti con le risorse scarse del tempo e dell’ingegno, in questo momento di cambiamenti rapidi e inattesi dei nostri lavori, bisognerà sempre più dialogare tra umaniste/i e scienziate/i, tra giovani e meno giovani.

 

In breve, se a quanto pare le stesse galline sanno contare (oltre ad essere pure empatiche e socievoli  – vedi qui per approfondimento – Despite what you might think, chickens are not stupid) largo a quante troveranno o riscopriranno interesse, passione e giusto tornaconto economico, integrando scienza e tecnologia nei percorsi già intrapresi.

 

Buona estate!

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